Ne è valsa la pena

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    In merito a quanto scritto dal socio Albino Porro di Asti: “Ma ne valeva la pena?” su L’Alpino di aprile, vorrei esprimere la mia opinione. Albino fa riferimento a coloro che hanno lottato e combattuto, anche immolando la propria vita per una “Italia libera e giusta”. Ebbene io penso che “ne sia valsa la pena”, perché quei combattenti hanno creduto negli ideali, nei valori, in una “Italia libera e giusta”.

    Chi ha tradito tutto questo sono stati poi i politici che si sono succeduti negli anni a venire poiché hanno “svenduto” tutto quel patrimonio culturale che ha permesso l’Unità d’Italia. La rimozione della “memoria storica” e dei concetti fondamentali che governano le collettività in favore di egoismi personali o di partito, ha minato la nostra società con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti… Caro Albino, tu hai combattuto nella convinzione di dare agli italiani una Italia migliore… Chi ha tradito sono stati altri che hanno palesato “scarso senso dello Stato, delle istituzioni, del bene comune”.

    Gian Paolo Cazzago – Ospitaletto (BS)

    Del ragionamento di Gian Paolo condivido il rispetto, la comprensione e la riconoscenza per generazioni di giovani che, nella prima metà del secolo scorso, si sono trovate coinvolte in cinque guerre e hanno pagato duramente il sogno di un’Italia diversa. Sono d’accordo anche nel riconoscere che chi ci ha governato ha le responsabilità principali dei guai in cui s’è cacciato il nostro Paese. Dove stento a ritrovarmi è nell’espressione: “i politici che si sono succeduti negli anni a venire hanno svenduto tutto quel patrimonio”. Sembrerebbe, se ho ben capito, che prima del 25 aprile del 1945 ci fosse un’Italia libera e virtuosa, dopo, in scandalosa decadenza. È solo in parte così.

    Non è stata una libera scelta degli italiani (vedi il ritorno di Mussolini da Monaco nel 1938) entrare in una guerra che ha sprofondato il nostro paese in un cumulo di macerie con lutti, povertà e feroci divisioni. Nei decenni della seconda metà del ’900 ci fu un’impennata straordinaria di volontà di riscatto, poi lentamente il declino morale, la corruzione, i furbetti. Sono anche queste ‘macerie’, e a contribuire a crearle non si sono sottratti, ancora una volta, i politici. A rendere sconcertante la situazione attuale è la considerazione che i governanti noi non ce li siamo trovati, com’è capitato ai combattenti, sul trono o con gli stivali senza il consenso. Li abbiamo liberamente votati, osannati e in qualche caso idolatrati. Sulla perdita dei valori il discorso è complesso e non fa parte dell’area di mia competenza.