MONZA – Nova: un monumento, messaggio di speranza

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    Quando le penne nere di Nova Milanese decisero di dedicare un monumento agli alpini, si posero tante domande: su tutte, un concorso dei bozzetti aperto agli scultori. È stato un successo insperato, perché sono stati ben 20 i partecipanti, alcuni di notorietà nazionale.

    È stato infine scelto il modello proposto dallo scultore Andrea Cereda che ha poi intrapreso un percorso lungo un anno per progettare e realizzare la sua opera. Siamo grati a lui anche perché artisticamente ha saputo ben interpretare la frase del nostro cappellano don Carlo Gnocchi, scelta dal Consiglio del Gruppo per ispirare l’opera: “Ogni disordine morale è un atto di guerra. La vita deve rinascere nella dolcezza dell’amicizia”. Cereda ha unito pezzi di lamiera arrugginita, come tante parti del nostro Paese, mettendo a sostegno dell’intera struttura un rettangolo di rame verde: emblema di noi alpini. Una lamiera colorata di rosso è inserita per ricordare il sudore, la fatica e anche il sangue spesi in drammatiche circostanze, in guerra e in pace.

    Uno squarcio, in cui s’intravede il cielo, è il segno di speranza per un futuro nelle mani di Dio. I tre pezzi richiamano il nostro Tricolore che è sormontato da una lunga penna nera per ricordare a tutti gli italiani che degli alpini si potranno sempre fidare. È così iniziata una lunga collaborazione con la sezione di Monza, in particolare con il vice presidente Roberto Viganò che ha seguito tutti i lavori. All’inaugurazione, avvenuta nel giorno del 41° compleanno della nascita del gruppo di Nova Milanese, c’erano l’allora presidente sezionale Paolo Oggioni, l’ex presidente nazionale Parazzini, il consigliere nazionale Lavizzari, mons. Bazzari presidente della Fondazione Don Gnocchi e mons. Marco Pifferi, vescovo in Guinea Bissau, oggi Rettore a Sotto il Monte.

    E poi il presidente della Provincia di Monza e Brianza Dario Allevi con il consigliere Ghioni, il sindaco di Nova Laura Barzaghi con l’assessore alla Cultura, Rosaria Longoni e il nostro parroco, don Luigi Caimi. E poi tanta gente che ha fatto da cornice e ha partecipato a una sfilata ordinata e composta per le vie della città, con al seguito la banda Santa Cecilia. Gli alpini oggi sono uomini che s’impegnano nel sostegno dei bisognosi e sempre pronti ad intervenire nella ricostruzione del Paese dove la necessità lo richieda. È questo il messaggio storico ed educativo che gli alpini di Nova Milanese intendono trasmettere alle nuove generazioni della città lasciando loro in eredità questo monumento.

    Felice Elli