Le targhe sui Caduti

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    In questi giorni sto portando a termine una ricerca sul Sacrario di Colle Isarco in provincia di Bolzano che raccoglie i resti di 87 militari della Grande Guerra. Di questi 30 sono alpini. Le autorità altoatesine, con il beneplacito dell’ex ministro Bondi, hanno deciso motu proprio di “depotenziare” i tre sacrari che sorgono nella provincia italiana, apponendo ai piedi dell’ossario tabelle multilingue che definiscono “monumenti fascisti” l’ultima dimora dei nostri Caduti.

    Come appartenente ad una Associazione d’Arma del Genio e come italiano mi sento offeso e ferito. Sul Passo della Futa sorge un ossario dove riposano le salme di Caduti tedeschi; a pochi chilometri c’è Marzabotto. Mi sembra quindi giunto il momento di drizzare la schiena e di chiedere che tali tabelle vengano rimosse. Chiedendo e pretendendo il rispetto dei nostri Caduti. Del resto siamo i primi a rispettare ed onorare i cimiteri austriaci che costellano le nostre Alpi.

    Gian Paolo Bertelli – Ferrara

    Lettere come queste ne arrivano tante. Impossibile rispondere in poche righe perché la matassa è complessa. Gian Paolo ha ragione che i morti, tutti, e a maggior ragione i Caduti vanno rispettati. Quindi le targhe di cui parla sono fuori luogo e soprattutto inaccettabili perché invocano come pretesto segni, che indubbiamente il fascismo ha disseminato su tutto lo stivale, per fare propaganda anti italiana. Le dittature sono malattie perverse che lasciano strascichi, ovunque, ma non si può confondere la storia, che è una sequenza di fatti, con i giudizi o pregiudizi che possono nascere dalle conseguenze di ciò che è accaduto in passato. Saremmo in perenne conflittualità.

    Peggio ancora se tutto viene strumentalizzato per finalità di sottobottega. La rimozione delle tabelle è una richiesta ragionevole ma non praticabile. È stato un ministro della Repubblica Italiana, per motivi notoriamente non patriottici, ad autorizzarle e al tempo, a quanto ne so, nessuna sollevazione popolare c’è stata e nemmeno un segno di sdegno è venuto da parte di chi avrebbe dovuto darlo. Solo L’Alpino ha parlato con durezza delle concessioni di Bondi. Seguito da un assordante silenzio.