La leva che non c'è più

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    Ricordo, con un pizzico di orgoglio la manifestazione che la nostra Associazione organizzò a Roma, accompagnati dall’allora presidente Giuseppe Parazzini, asserragliati dalla Mobile all’interno di Piazza Navona a cantare e suonare l’Inno di Mameli. La nostra decadenza iniziò quel giorno. Si formarono allora due correnti di pensiero: i duri e puri ed i possibilisti.

    I primi, generalmente i più anziani, dicevano: “Siamo nati come Associazione d’arma e ci unisce il fatto di aver servito la Patria, in guerra e in pace e fedeli a tale principio vogliamo rimanere. Appunto duri e puri e fedeli allo spirito originario dello statuto. I possibilisti, allora in netta minoranza, si dichiaravano invece aperti a trovare nuove soluzioni, tipo salvaguardare il nostro impegno civile, la leva volontaria a durata variabile, la mininaja, la diffusione della cultura alpina nelle scuole, il recupero delle opere militari della Grande Guerra. Iniziative che non riescono a compensare i numeri della leva obbligatoria e non danno i requisiti minimi per essere iscritti come soci ordinari … Mi domando cosa accadrà quando la percentuale dei soci ordinari sarà minoritaria all’interno dei gruppi, rispetto ai soci aggregati…

    Dino Danieli – Castelgomberto Valdagno

    L’interrogativo c’è e il presidente Perona lo sta ponendo alle sezioni per trovare una risposta. Dino nella sua lunga riflessione, qui fortemente stralciata, dà la sua. In questi ultimi anni una lieve diminuzione degli iscritti comincia a dare qualche segnale di avvertimento. Ma non è ‘decadenza’. Mai come oggi l’Associazione è attiva e presente nella società per capacità operativa e come punto di riferimento morale. È vero che ci troviamo ad un bivio senza indicazioni; è altrettanto vero che il passo lento e il buon senso ci hanno fatto fare finora tanta strada.