Il ten. col. Franco Forlani

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    Ho letto la lettera “Lo stemma sabaudo” di Mauro Galbiati (L’Alpino, n. 1 di gennaio) e mi è venuto in mente quanto scritto dal ten. col. Franco Forlani, che è ‘andato avanti’ e che fu capogruppo di Molinella (BO) dopo aver combattuto in Russia, quale sottotenente del Gruppo “Vicenza”, Croce di Guerra al V.M. Il nostro Forlani, dopo il fatidico 8 settembre, fu “ospite” dei campi tedeschi e vi rimase fino al termine della guerra, fedele al giuramento prestato. 

    Nel giugno del 1944, a Bolcholt-Stammlager VI F, un gruppo di ufficiali italiani decise di fa sapere ai tedeschi come la pensava. Il più giovane, Franco Forlani, dinnanzi a tutti diede l’attenti ed urlò: “Saluto al Re!”. E tutti risposero: “Viva il Re!”. Il risultato fu una serie di frustate che i carcerieri tedeschi gli regalarono senza pietà, testimoniate da una cicatrice che portò con fierezza per tutta la vita.

    Mario Gallotta – Ferrara

    Sulla bandiera con lo scudo dei Savoia ho già risposto. Credo che ormai tutti siano in grado di distinguere i simboli dalle responsabilità delle persone. Fra qualche decina d’anni qualcuno potrebbe rimproverarci di continuare a rendere gli onori al tricolore rinfacciandoci gli atti sconvenienti di qualche rappresentante dello Stato di questi tempi. Anzi, c’è già chi ne vorrebbe fare un uso improprio. Non è così che si legge la storia e si rispettano i sentimenti di chi ha creduto e di chi continua a credere in un’entità ideale che vogliamo chiamare Patria. Questa, e di conseguenza la bandiera che la identifica, sono parti ineliminabili, anche se controverse, del nostro io. Adesso e nel passato. Auguriamoci anche nel futuro.