Il rispetto per i reduci

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    Domenica 9 novembre ho partecipato alla sfilata alpina del Triveneto , a Trento. Ho 87 anni ed ero sottotenente sul fronte russo nel 1942 43 con la divisione Julia. Non sempre, ma a certe Adunate mi capita di portare sul petto due Croci al V.M. (in origine erano proposte di Medaglie di bronzo) e la Croce al merito di guerra. Mentre stavo raggiungendo la mia sezione, un giovane alpino, non so se di Trento o di Bolzano, mi rivolse con tono che voleva essere scherzoso una frase in dialetto più o meno così: Ov è che se pol comprarne en poche? . Risposi: Non si scherza sulle cose serie . Provai dispiacere, perché è la prima volta che mi capita di constatare che anche tra gli alpini c è tanta burbanza ignorante su certi valori e sacrifici! G. V. Rovereto (TN) Se potessi chiederti scusa a nome di quel ragazzotto fra il tonto e il timido, ma che si crede furbo o smaliziato , lo farei. Ma non devi prendere sul serio chi serio non è. Il rispetto e l ammirazione nei confronti dei reduci e in particolare di chi come te ha vissuto l odissea della Julia, e poi è tornato sulle postazioni del Don per rivivere il dramma di tanti compagni d arme svaniti nel nulla, sono incondizionati. Le croci che porti sul petto fanno parte di un esperienza il cui reale significato solo tu sei in grado di valutare in modo adeguato. Sono la tua storia di uomo e di soldato. La superficialità di qualcuno che non sa nemmeno riconoscere un reduce non può sfiorarti e soprattutto non può farti pensare che sarebbe meglio starsene comodi a casa . La vostra presenza alle manifestazioni alpine è motivo di orgoglio per noi che vi consideriamo testimonianza vivente di tutti i commilitoni che vi portate nella mente e nel cuore. Pubblicato sul numero di gennaio 2009 de L’Alpino.