Il riscatto del periodo militare

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    Prima di scrivere, come si dice a Napoli, ho fatto “passà a nuttata”. Troppa era l’inc(cavolatura) per le decisioni prese in materia pensionistica dal nostro Governo, scritto con la maiuscola, proprio in rispetto alle istituzioni. Rispetto, ahi noi, non troppo ricambiato soprattutto verso chi ha risposto “presente” alla famosa e rimpianta “chiamata alla leva”. Moltissimi di noi hanno riscattato il periodo militare, fino all’altro ieri si poteva inserire come anzianità per i 40 anni per il raggiungimento della meritata pensione.

    Roberto Vuerich – Valdagno

    I tempi di un mensile non consentono risposte tempestive e il problema sollevato da Roberto è stato da tempo risolto. Ritengo tuttavia doveroso segnalare che appena appresa la notizia il presidente Perona ha inviato al Ministro della Difesa La Russa una lettera di dissenso, in cui diceva fra l’altro: “La notizia di cancellare con un tratto di penna la computabilità del servizio militare obbligatorio ai fini pensionistici ha irritato (per usare un gentile eufemismo) i nostri associati che ritengono l’ipotesi non solo una evidente ingiustizia, ma una sorta di punizione per quanti non hanno fatto altro che assolvere un “sacro” dovere …

    Mi pare che l’iniquità di una tale decisione non abbia bisogno di ulteriori dimostrazioni … Oltre alla palese ingiustizia, ci sembra un segnale pessimo alla collettività, premiando coloro che evitarono, più o meno lecitamente, il servizio di leva e dipingendo il periodo passato al servizio delle Istituzioni come del tutto inutile e privo di qualsiasi riconoscimento. Il tutto, nel 150° dell’Unità Nazionale, assume una colorazione particolarmente deprimente”.

    Aggiungo: è difficile per una mente serena pensare che sia equo riconoscere i giusti diritti a chi presta un servizio “volontario”, pagato poco ma pagato, e negarli a chi l’ha fatto “obbligatoriamente”, retribuito con la “deca”. Fa male inoltre sentir dire che il ripensamento dei Grandi Contabili di Stato non è stato dettato da una esigenza di equità, ma dalle persone interessate al provvedimento: 60.000 e non 600.000 come pensavano, quindi non valeva la pena insistere.