"Gloria a voi soldati del Grappa"

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    La scritta imponente che guarda sulla pianura veneta, voluta dal generale Giardino per i suoi Caduti del Grappa, e che è dedicata ai combattenti che su quella cima spazzata dal vento e dalle nebbie ebbero a sacrificare l’esistenza in nome del dovere, una volta all’anno scompare dietro una marea di bandiere, stendardi, vessilli, gagliardetti.

    Si tratta di una manifestazione tra le più sentite e partecipate che si tengono in Italia in ricordo dei Caduti di tutte le specialità, di tutti gli eserciti. L’Ossario che avvolge la sommità della montagna custodisce le salme di oltre dodicimila italiani e diecimila tra austriaci, ungheresi, cechi, slovacchi, sloveni e di diverse altre nazionalità. Il pellegrinaggio sul massiccio sacro alla Patria ebbe inizio col patriarca di Venezia, divenuto poi papa e santo Pio X, figlio delle terre che si stendono proprio ai piedi di quel monte.

    Nel 1901 era salito lassù a dorso di un’asina bianca per benedire un sacello dedicato alla Madonna e tutto poteva pensare tranne che appena sedici anni dopo su quei dossi erbosi si sarebbe scatenata la furia di una delle più accanite e sanguinose battaglie della prima guerra mondiale. Oggi, per volontà delle amministrazioni dei Comuni ai piedi del Grappa, ogni prima domenica di agosto l’appuntamento all’Ossario è diventato un pellegrinaggio della memoria.

    Sono in tanti a salire lassù: in pullman, auto, bici, a piedi. Ascoltano in silenzio gli inni austriaco e italiano, suonati dalle bande dei rispettivi paesi, mentre le bandiere salgono sugli altissimi pennoni. Osservano sfilare le corone di alloro, i labari con centinaia di Medaglie d’Oro, i gonfaloni delle città e i Comuni decorati al valore militare, dell’Università di Padova che ha fornito i quadri della Resistenza veneta, i grandi stendardi delle nazioni del disciolto Impero Austro-Ungarico.

    Gli alpini, neanche a dirlo, non sono una presenza marginale. Tante le autorità civili e militari, compresi anche il ministro della Difesa della Repubblica ungherese e l’arciduca della casa imperiale Asburgo-Lorena. Nel corso del rito religioso, mons. Doni, vicario della diocesi di Padova, ha evidenziato come la storia dei popoli, pur segnata da momenti tragici come le guerre, cammini sui sentieri della fratellanza umana.

    Quella fratellanza che le associazioni d’arma e le comunità civili di diversi paesi d’Europa vogliono testimoniare con una cerimonia solenne e suggestiva, che vorremmo fosse maggiormente condivisa.