Gli alpini nella storia d’Italia (2 puntata)

    0
    74

     

    Reclutamento territoriale, una splendida eccezione

    Per fare l’alpino bisogna essere montanari. L’indicazione di Perrucchetti era chiara e condivisa da tutti: non si potevano mandare sulle Alpi giovani cresciuti in città o in pianura, disabituati all’altitudine, al clima e al terreno. Questo significava però introdurre un principio rivoluzionario nell’ordinamento militare italiano, perchè si faceva un’eccezione al principio del reclutamento nazionale e si ricorreva al reclutamento territoriale . Per capire la portata di questa innovazione, bisogna tener conto che nell’Ottocento gli eserciti non servivano soltanto per fare la guerra: servivano anche (e forse ancor più) per mantenere l’ordine pubblico. In caso di manifestazioni di piazza, occupazione di latifondi, proteste popolari non c’erano carabinieri o poliziotti in numero sufficiente per intervenire a ripristinare l’ordine: bisognava ricorrere ai reparti del Regio Esercito.

    La prima grande emergenza dell’Italia unita, il cosiddetto brigantaggio meridionale , aveva infatti visto la mobilitazione dell’esercito, con i reggimenti di bersaglieri e di fanteria impegnati nella repressione. Da questa esigenza operativa era derivata la decisione degli Stati Maggiori di ricorrere al reclutamento nazionale. Come sarebbe stato possibile chiedere ad una giovane recluta siciliana di intervenire contro i braccianti di Catania o di Palermo che occupavano le grandi proprietà lasciate incolte?O chiedere ad una giovane recluta ligure di reprimere gli scioperi dei lavoratori portuali genovesi?Anzichè usare manganello o fucile, ognuno di loro avrebbe solidarizzato con i manifestanti, perchè appartenevano al suo stesso mondo, alla sua stessa cultura, alla sua stessa comunità.

    I reggimenti vennero così formati con coscritti che provenivano da due regioni diverse e prestavano servizio in una terza regione. Se pensiamo alle condizioni del tempo, ai tassi di analfabetismo, all’uso pressochè esclusivo dei dialetti, alle differenze tra un territorio e l’altro, è facile comprendere come un soldato piemontese o veneto di stanza in Puglia non avesse nessun rapporto con la popolazione civile, così come un calabrese non aveva nessun rapporto quando veniva mandato in servizio in Toscana o nelle Marche. Questa impermeabilità alle influenze esterne, rendeva possibile l’impiego dei reparti in ordine pubblico: non avendo nessuna relazione fuori della caserma, spesso non riuscendo neppure a comprendere il linguaggio, il coscritto aveva la sensazione di reprimere degli estranei, non dei cittadini della sua stessa gente .

    La proposta di reclutamento territoriale per le truppe alpine faceva venire meno questo principio. Che cosa sarebbe accaduto se fosse stato necessario chiedere ad una compagnia di alpini del Cuneese di intervenire con le armi per riportare l’ordine in Val Varaita o in Val Maira?Come sarebbe stato possibile fidarsi di coscritti nati e cresciuti nelle stesse vallate in cui prestavano servizio? La risposta degli Stati Maggiori fu tempestiva e perspicace.

    Gli abitanti delle Alpi questo fu il ragionamento non pongono problemi di ordine pubblico: si tratta di una popolazione socialmente tranquilla, fedelmente monarchica, cattolica, conservatrice, basata sulla piccola proprietà terriera, priva di contrasti di classe; una popolazione che non ha mai dato problemi e verso la quale non sarà mai necessario impiegare la forza. Dunque, si possono ben creare reparti reclutati nelle stesse vallate dove operano, prendere i giovani montanari e vestirli con la divisa da alpino: tanto, non dovranno mai alzare il fucile contro i propri compaesani!

    Da questa scelta strategica sono derivate conseguenze che nel 1872 nessuno (nè il ministro Ricotti, nè il capitano Perrucchetti) aveva immaginato. Il reclutamento territoriale ha infatti garantito l’originalità delle Truppe alpine, ha determinato una solidarietà tra soldati e popolazione che nessun altro Corpo ha conosciuto, ha inciso sui rapporti tra soldati e ufficiali all’interno dei reparti, ha dato compattezza alle compagnie: in altre parole, ha garantito agli Alpini, sin dai loro esordi, un’anima e un tratto peculiari ed inconfondibili.

    Gianni Oliva

    Articoli correlati: