Gli alpini del Servizio d'Ordine

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    Perché si deve continuamente assistere ad imbarazzanti situazioni provocate in alcuni casi dagli incaricati del servizio d’ordine? Si appropriano con altezzosa prosopopea, atteggiandosi da pavoni, per una piccola mansione di controllo e allontanano con violenza giovani colpevoli di sfilare con la nappina avvolta da piume tricolori, trattandoli come degli appestati. Le regole devono essere rispettate da tutti ma sarebbe più intelligente riprendere e allontanare dallo sfilamento coloro che indossano pantaloni e camicie sbordanti o cappelli alpini ornati di medaglie, medagliette, souvenir, chincaglierie di vario genere e penne d’incalcolabile lunghezza, residuato di qualche uccello preistorico. Più che cappelli alpini, obbrobriosi coprizucca, neppur adatti alla goliardia studentesca.

    Adriano Bonalumi

    La tua lettera, se pubblicata integralmente (non ho censurato, ma come sempre sintetizzato per ragioni di spazio) avrebbe dato l’impressione, a chi di alpini mastica poco o non ha mai assistito ad un’adunata, che la nostra massima manifestazione nazionale sia una specie di girone dantesco dove démoni scatenati si avventano su candide anime ingiustamente destinate ad un castigo sempiterno. Per fortuna non è così. Può esserci l’episodio di energici richiami all’ordine, ma non si deve dimenticare il lavoro paziente e faticoso di chi consente alla nostra adunata di svolgersi in modo ordinato e di trasformarsi in uno spettacolo grandioso e ammirato. Il SON (Servizio d’Ordine Nazionale), cui dobbiamo riconoscenza per il compito non facile che deve svolgere, agisce in conformità alle consegne ricevute, fermo restando che per operare bene, come sempre, occorrono equilibrio e intelligenza. Le eccezioni purtroppo non mancano mai.

    Pubblicato sul numero di settembre 2008 de L’Alpino.