Gli alpini del btg. L'Aquila sul Gran Sasso

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    È un’emozione profonda quella che un centinaio di alpini della brigata Taurinense hanno provato quando, in un’ascensione iniziata a Campo Imperatore, al termine dell’ultima cresta hanno raggiunto la vetta del Corno Grande del Gran Sasso. L’ascensione rientrava nell’ambito del corso di addestramento alpinistico svolto dalla brigata Taurinense sulle montagne d’Abruzzo. Istruttori ed allievi (ufficiali, sottufficiali ed alpini), provenienti da tutti i reparti della brigata, hanno avuto l’opportunità di esplorare e conoscere per un mese le bellissime montagne che circondano il capoluogo abruzzese.

    L’attività dell’ultima settimana di corso ha visto effettuare una serie di raid alpinistici ed è culminata con l’ascensione al Corno Grande del Gran Sasso (m. 2.912). In tale circostanza, nonostante il battaglione alpini L’Aquila fosse quasi totalmente rischierato a Kabul ed Herat nell’ambito della forza ISAF (International Security Assistance Force), il comandante del 9º reggimento alpini, colonnello Michele Pellegrino, ha voluto partecipare all’attività con una compagnia di formazione del personale rimasto in Patria.

    L’ascensione è stata caratterizzata da un ambiente tipicamente invernale (abbondante neve e ghiaccio) che ha comportato la necessità di attrezzare la cresta finale dell’itinerario cosiddetto normale per consentire al personale del corso, (guidato dal direttore tenente colonnello Remo Del Favero), e dal comandante del 9º reggimento alpini, con in testa i comandanti di reggimento e di battaglione, l’ascensione in assoluta sicurezza. Gli alpini hanno raggiunto la vetta anche da una seconda via, la diretta.

    Benché totalmente innevata e ghiacciata, è stata affrontata da alcuni istruttori della brigata guidati dal direttore tecnico, maresciallo Guido Amoruso e dal sergente Giuseppe Di Rocco, istruttore del 9º reggimento alpini. Sulla vetta è stata letta la preghiera dell’Alpino in un doveroso e commosso raccoglimento incorniciato da un ambiente alpino che nulla ha da invidiare alle Alpi e dai colori del tricolore.

    Prima di iniziare la discesa, sulla cima del Gran Sasso, coperto di neve e circondato da nuvole, hanno echeggiato e si sono sovrapposte voci gioiose caratterizzate da forti accenti non solo abruzzesi ma anche siciliani, campani, pugliesi e calabresi. Un’ulteriore conferma che sì alpini si nasce, ma che se l’approccio alla montagna è rispettoso ed intelligente, alpini si diventa.

    ten. col. Claudio Canavese