Dopo tanti anni…

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    Col mese scorso s’è conclusa la collaborazione di Giangaspare Basile con il nostro giornale. Perché si chiederanno i nostri lettori, che lo hanno conosciuto e apprezzato in tanti anni di presenza a L’Alpino? Vorrei dirlo un po’ da filosofo col sorriso, benché con il dispiacere del distacco.

    Si è conclusa perché ogni cosa nella vita ha un epilogo, dove giocano tanti fattori, a partire dall’anagrafe con la quale tutti dobbiamo fare i conti, aprendo alle nuove generazioni e al loro protagonismo. Ho conosciuto Giangaspare solo due anni fa e quindi devo ammettere che la mia conoscenza è parziale rispetto al suo apporto giornalistico in tanti anni di lavoro antecedenti. Eppure m’era bastato poco per entrare in sintonia con lui.

    Mi prendeva la sua indole, un po’ bizantina, astuta e intelligente da uomo con radici del Sud. Mi prendeva il suo pragmatismo, metabolizzato nei percorsi di vita dentro il profondo Nord, con accanto Mariagrazia moglie impareggiabile. Per capire quanto Giangaspare le volesse e le voglia bene, bastava ascoltarne le parole di stima e guardarlo in volto mentre le pronunciava. Ancora, Giangaspare mi aveva colpito per il senso dell’humour e per la sottile ironia di cui era capace. Lo chiamavo scherzosamente Gaspo.

    Quando era il caso ci scappava anche qualche sfottò. Sono cose che accadono tra giornalisti professionisti, sicuri del proprio mestiere, ma sempre pronti a sorridere per non prendersi troppo sul serio. Ma in lui c’era una professionalità d’altri tempi. Lo si percepiva sul versante etico. Grande rispetto per il direttore, disponibilità ad adeguarsi alle decisioni di chi aveva compiti di responsabilità, grande capacità di adattarsi al nuovo, benché impregnato nelle regole immutabili di un giornalismo classico. Si sentiva che aveva esperienza professionale.

    Qualche volta la calava sul tavolo come moneta pesante. E allora ci si divideva tra quelli che dicevano signorsì e quanti lo mandavano a farsi benedire. Cosa che si risolveva, sorridendo, nello studio del direttore-prete a parlar del più e del meno. Di Gaspare ci mancherà la conoscenza e competenza di fatti e storie degli alpini. Ci mancherà la personalità spiccata, a dispetto del baffo a bassa quota. Sappiamo che ha già trovato tanti modi per reinventarsi nuovi impegni, tra famiglia e restauro di cose antiche, come sanno fare gli innamorati della vita, decisi a non invecchiare. Grazie Gaspo. Un’immensità di auguri, con un abbraccio.

    Il direttore