COMO Ricordata a Monte Olimpino la figura di Arturo Andreoletti

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    Un sabato diverso quello vissuto a Monte Olimpino, borgo steso nella sella che costituisce il principale passaggio con la Svizzera italiana: gli alpini del gruppo hanno ospitato i fratelli provenienti dal cuore delle Dolomiti per rendere omaggio alla memoria del capitano Arturo Andreoletti (poi colonnello in pensione), deceduto trent’anni fa e sepolto nel cimitero del luogo.

    L’idea era venuta agli alpini dei gruppi gravitanti sulla valle del Biois, Vallada, Canale d’Agordo, Caviola, memori delle gesta di Andreoletti che in quelle zone, durante la 1ª Guerra mondiale, si segnalò per imprese di rilievo. Promotore l’alpino Orazio Andrich, dottore in scienze forestali e memoria storica degli alpini malgrado la giovane età. Egli, al corrente che Andreoletti aveva abitato negli ultimi anni di vita a Como, si era dato da fare e, attraverso un incontro con Hermann Tognin, un alpino di Brunate, bel borgo a picco sul lago, aveva stabilito i contatti giusti raggiungendo il capogruppo di Monte Olimpino, Emanuele Roncoroni.

    Il gioco era fatto: come d’uso tra noi, poche parole, accordi brevi e fu subito sabato 3 marzo. Semplice la cerimonia: adunata di fronte al cimitero, sfilata fino alla tomba, onori, discorsi, scioglimento. Breve, ma densa di significati. Presenti: i sindaci di Vallada e di Canale, alpini Luca Luchetta e Rinaldo De Rocco, il capo gruppo di Vallada Luca Del Chin, delle ultime leve e quello di Caviola, Celeste Scardanzan, più anziano di una generazione; per Como, il vice sindaco Paolo Mascetti, ufficiale dei paracadutisti in congedo e Flavio Pedretti, consigliere sezionale.

    Hanno pronunciato brevi discorsi Mosè Frighi, vice presidente della sezione di Como, i due sindaci ospiti, il vice sindaco Mascetti. Al posto d’onore il Vessillo della sezione di Belluno, decorato di otto medaglie d’oro e il gonfalone di Como; li hanno affiancati quattro gagliardetti ospiti e sei della sezione di Como, attorno al loro Vessillo. Ha partecipato Stefano Menotti, nipote dei signori che diedero ospitalità a Monte Olimpino ad Andreoletti negli ultimi tempi della sua lunga vita (morì a 93 anni).

    A lui va ascritto il merito di aver donato il primo gagliardetto in assoluto dell’ANA che ereditò da Andreoletti e che ora fa mostra di sé nella sala riunioni della Sede Nazionale. Ma chi era Arturo Andreoletti?Ne ha tratteggiato la figura Orazio Andrich ricordando le sue gesta nella zona dolomitica, la sua figura di alpinista, la sua presenza nel mondo industriale di Milano.

    Ma specialmente ha ricordato la sua idea luminosa che seppe tradurre in realtà l’otto luglio 1919: l’istituzione di un’associazione tra ex combattenti dell’appena ultimata guerra mondiale, per tenere alti i valori della Patria e per opporsi alla cieca protesta di elementi turbolenti.

    Mi piace concludere con la frase citata da Andrich nel suo discorso per definire meglio la figura del Soldato Andreoletti, tratta da una lapide posta presso il Castelletto delle Tofane, e presa dal libro di don Gnocchi Cristo con gli alpini: Tutti (i soldati, ndr) avevano la faccia del Cristo nella livida aureola dell’elmetto. Tutti portavano l’insegna del supplizio nella croce della baionetta, nelle tasche il pane dell’ultima cena, nella gola il pianto dell’ultimo addio .

    Emiliano Comaschi