CIVIDALE Mario, capogruppo che vede con gli occhi del cuore alpino

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    Per Mario Crast, classe 1942, nato e cresciuto a Pulfero, nelle valli del Natisone, le montagne del suo Friuli, in una gelida mattina del gennaio 1964, dopo un turno di guardia sotto la neve, erano scomparse. Non le vedeva più, rubate alla vista da una coltre di fitta nebbia. Ma fuori c’era il sole. La nebbia era calata sui suoi occhi. Mario, dopo la scuola professionale che gli era valsa la qualifica di tornitore aveva trovato, emigrante in patria, lavoro a Torino.

    Fidanzato con la giovane Antonietta, anche lei emigrata dal Sud, sognava come tutti una vita serena. Arriva, compiuta l’età, la cartolina: alpino al CAR dell’Aquila, corso di specializzazione a San Giorgio a Cremano, destinazione definitiva all’11º della Julia, in Carnia. Poi la nebbia! Inizia una triste e penosa odissea negli ospedali militari. Ancora oggi, dopo più di quarant’anni, piange raccontando quei momenti e quella tragica sentenza, una condanna inappellabile alla cecità totale: retinite pigmentosa irreversibile.

    Visite mediche innumerevoli, il congedo senza causa di servizio, specialisti italiani e stranieri. Nulla da fare. Cieco, e per sempre. Restava l’amore di Antonietta, il matrimonio, le due figlie, l’adorato nipotino Luca. E il cappello alpino! Quello che bastava per dire sì alla vita che doveva pur continuare. Le mani e l’esperienza acquisita negli anni in cui gli occhi vedevano gli hanno permesso di continuare a fare qualcosa per sentirsi ancora utile.

    Piccoli e grandi lavori di falegnameria, mai un graffio con la piallatrice e con il trapano. E dentro, sempre, imperiosa, la salda fede alpina. Iscritto al gruppo di Primulacco, sezione di Cividale del Friuli, appena avuto sentore di un certo rilassamento nella conduzione del suo gruppo si è spontaneamente offerto per assumere la guida della ‘squadra alpina’.

    Da un paio di anni ne è il capogruppo. Sempre presente ad ogni raduno, ad ogni assemblea, alle Adunate nazionali. Al suo fianco, immancabile, la moglie Antonietta, dolce, discreta: i suoi occhi, il suo bastone, la sua crocerossina alpina. Il presidente della sezione Rino Petrigh, il direttore di ‘Fuarce Cividât’ e il capogruppo di Cividale esterno Guido Aviani hanno voluto fargli visita per ringraziarlo per la sua dedizione all’ANA. Se ne son venuti via gonfi di commozione e di serenità per la grande lezione di vita e per l’invidiabile e incrollabile fede nei grandi valori di alpinità e di italianità.

    Enzo Driussi