Cima Vallona: quelle vittime non sono dimenticate

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    Quarantun anni, e sembra ieri. Il tempo non ha scalfito il dolore per la morte dei quattro militari uccisi da mine disposte sul sentiero che porta a Cima Vallona, nel territorio del Comelico Superiore, al confine con l’Austria, il 25 giugno del 1967. Ogni anno, l’ultima domenica di giugno viene ricordato l’anniversario della strage ed ogni anno c’è sempre maggior partecipazione, a testimonianza che il grande impatto emotivo del vile attentato che ha stroncato quattro vite e pregiudicato il futuro di altrettante famiglie non è ancora, e non sarà mai, sopito.

    Resta vivo il ricordo del capitano dei carabinieri Francesco Gentile, del sottotenente Mario Di Lecce, del sergente Olivo Dordi e dell’alpino Armando Piva, periti nell’attentato in cui rimase gravemente ferito il sergente Marcello Fagnani. Alla commemorazione per il 41º anniversario della strage, organizzata dal gruppo ANA di Comelico Superiore e dal Comune di San Nicolò di Comelico, c’erano il generale di Corpo d’Armata Libero Lo Sardo, comandante interregionale dei carabinieri, il gen. D. Bruno Petti, comandante delle Truppe alpine, il prefetto dott.ssa Provvidenza Raimondo, il sindaco di San Nicolò Cornelio De Bolfo, il vicepresidente della sezione ANA Cadore Enrico Zambelli, tante altre autorità, associazioni d’Arma e tanti alpini.

    Di primo mattino la delegazione guidata dal vicesindaco di San Nicolò, Giancarlo Ianese, si è recata a Cima Vallona, nel luogo dell’attentato dove è stato eretto un sacello con i nomi dei Caduti. Dopo la breve funzione religiosa è intervenuto il comandante delle Truppe alpine, gen. Bruno Petti, che con parole alte e commoventi ha ricordato il sacrificio dei quattro militari. Quindi la consueta cerimonia tra le verdi abetaie di Cappella Tamai, alla chiesetta, dedicata ai Caduti, con la deposizione di corone mentre rendeva gli onori un picchetto armato di alpini e carabinieri.

    Poi le allocuzioni ufficiali, con gli interventi del sindaco di San Nicolò Cornelio De Bolfo, del vicepresidente della sezione ANA Cadore Enrico Zambelli, dei rappresentanti delle associazioni dei carabinieri e degli incursori. L’assessore provinciale Angelo Costola ha auspicato che anche in altre zone del bellunese i ‘Caduti di Cima Vallona possano trovare concreti segni di riconoscenza . Per la Regione Veneto, il consigliere Dario Bond ha voluto ringraziare in particolare i parenti dei Caduti e le istituzioni locali per il costante impegno nel ricordo.

    Dopo l’intervento del gen. di Corpo d’Armata Libero Lo Sardo, comandante interregionale dei Carabinieri, ha chiuso i saluti ufficiali il prefetto Provvidenza Raimondo, che ha rilevato l’importanza di una commemorazione che, nata dalla popolazione del Comelico subito dopo l’attentato, ha continuato negli anni a testimonianza dell’affetto verso le vittime e verso i familiari . Davanti alla chiesetta c’erano la moglie e un figlio di Francesco Gentile, la moglie e la figlia di Mario Di Lecce, i fratelli di Olivo Dordi e la sorella di Armando Piva. C’era anche Marcello Fagnani, il militare gravemente ferito nell’esplosione della mina anti uomo, che porta ancora oggi i segni di quella tragedia.

    Livio Olivotto

    Pubblicato sul numero di settembre 2008 de L’Alpino.