Aquile

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    Viviamo in tempi in cui, mentre il bene comune è agonizzante, l’Associazione Nazionale Alpini costituisce, oggi come ieri, una risorsa. E punta al domani. Prepariamolo, il domani, con la lungimiranza e la determinazione che ci sono caratteristiche. Dall’anno della costituzione del Corpo, gli Alpini hanno onorato il loro giuramento di fedeltà alla Patria. È una filosofia di vita che unisce quanti hanno prestato servizio in guerra e in pace.

    Questo modo di servire la civiltà alpina si è manifestato in più riprese anche attraverso momenti a volte incredibili, alla base dei quali i denominatori comuni sono stati la solidarietà, l’onestà, la generosità, il sacrificio, lo spirito di servizio verso il prossimo e verso la Patria.

    In un momento difficile economicamente quanto moralmente, noi uomini col cappello alpino, indistintamente con o senza le stellette, chiediamo di essere capiti per quel che di buono esiste in noi e negli italiani che difendono, con il loro comportamento, quanto rimane di serio e onesto.

    Desideriamo partecipare alle vicende della nostra Italia senza clamore, semplicemente come espressione del nostro dovere. Vogliamo essere non solo conosciuti, ma compresi senza superficialità. Oggi i più sorridono al pensiero di una società incentrata su regole e principi da rispettare, sono gli aspetti moderni di un mutamento del contesto sociale, delle aspirazioni, del modo di tendere al domani.

    Tra i modelli di vita di un tempo e di oggi, sembra non esistano più identità comuni e punti di contatto. Tante differenze potrebbero far pensare che associazioni come la nostra siano ormai obsolete, fuori dal tempo, salvo quando ad esse si ricorre in caso di necessità o, peggio, per fare passerella.

    Questo è l’anno in cui celebriamo il 90º anniversario della fine della Grande Guerra nell’auspicio che il desiderio di pace abbia sempre il sopravvento sulle controversie.

    C’è però un altro anniversario: i 60 anni della nostra Costituzione. Una Carta di cui, sulla seconda parte, relativa all’ordinamento della Repubblica, è in corso da tempo una discussione sulla necessità d’una revisione. Ma la prima parte, che codifica diritti e doveri dei cittadini, è perfettamente attuale e determinante. E va compiutamente realizzata. Del resto, sono diritti e, soprattutto, doveri, che sono alla base del nostro essere alpini.

    Usciamo da una tornata elettorale, tra le tante già vissute, frastornati dalle promesse avanzate da tutti gli schieramenti. La carta stampata con l’elenco degli improrogabili impegni è ormai al macero e le parole disperse nel vento: se non cambierà nulla rispetto a ieri o all’altro ieri, ci ritroveremo con i problemi di sempre. Lungi dal pensare di voler entrare nel palazzo e dintorni, crediamo di avere il diritto ad esprimere con forza il dissenso se malauguratamente dovessimo prendere atto di continuare a stagnare senza speranza di crescita.

    Tacere per educazione o, peggio, per timore reverenziale, non rientra nelle nostre abitudini. Dovremo fare rumore, con tutti i crismi del vivere civile, ma reagire, altrimenti anche noi, fatalmente, andremmo a confluire in quella maggioranza silenziosa che rischia di trasformarsi in gregge. E le aquile non belano.

    Corrado Perona