Il senso delle nostre missioni all'estero

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    Non so quanti di voi hanno ascoltato le parole e visto le immagini che le televisioni hanno trasmesso della figlia del maresciallo Pezzulo morto in Afghanistan. Mi hanno colpito la sua determinazione e lucidità nell’esprimere la convinzione che l’opera umanitaria svolta dal padre in un territorio così martoriato fosse giusta e la volontà di continuare l’opera paterna così tragicamente interrotta. Sono sempre più convinto che i nostri militari impegnati in operazioni di pace all’estero lo facciano perché sentono il forte desiderio di fare qualche cosa di utile per i meno fortunati e non certo, come molti pensano e dicono, solo per soldi . Ho risposto all’appello lanciato dalla figlia di esporre alle finestre di casa il Tricolore. Non sono un politico e neppure un militarista, ma come cittadino italiano credo ancora nei valori della vita e della solidarietà, in una società purtroppo arida e fortemente qualunquista.

    Antonio Liuzzi Bareggio (Milano)

    Hai espresso bene il pensiero di tanti italiani che sentono forte l’obbligo di essere accanto a chi, per ragioni che sarebbe lungo elencare, soffre la violenza della guerra, accompagnata sempre dalla povertà e dal bisogno. E i nostri militari sono in prima fila nel dare con il loro impegno un’immagine positiva dell’Italia. Alle meschinità di chi sa solo fare calcoli di convenienza si contrappongono il sacrificio di giovani soldati e le sofferenze dei famigliari sopportate con dignità e nobiltà di sentimenti. È un forte segno di speranza in una società arida e qualunquista .