Amici degli alpini

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    Ho assistito alla riunione dei presidenti domenica 16 novembre e vorrei dire due parole sugli amici degli alpini. Mi capita spesso di tornare in Italia e da buon alpino cerco sempre di mescolarmi con altri commilitoni e al pranzo sociale, quando molte lingue si sciolgono. Le prime volte che abbiamo parlato (del problema amici, n.d.r.) nelle riunioni dei presidenti non potevamo ricavarne niente di buono, tanto i duri e puri facevano blocco. Ho visto che da qualche tempo la cosa comincia a fare cambiare idea a tanti presidenti. Ad una riunione delle sezioni d Europa di alcuni anni fa ebbi a dire che in Italia le nostre sezioni non avrebbero avuto problemi per almeno trent anni. L allora direttore de L Alpino, gen. Cesare Di Dato, mi rispose che trent anni è domani. Non aveva torto. Allora cosa fare? Aspettare che la sede nazionale si sposti a Roma, Napoli o Palermo, visto il reclutamento attuale? Renato Zuliani Pres. Sezione Francia Posso dire la mia senza pretese di condivisione , ma ovvio da integralista, artigliere alpino? Io preferirei che l ANA finisse con la fine degli alpini. La nostra storia, le nostre tradizioni, le nostre radici non devono essere slavate , o se preferite diluite con amici ed aggregati. Nulla da eccepire, anzi vedo con i miei occhi che tanti amici sono più efficienti, operativi e disponibili di alpini veri . Nessuno nega che la loro opera nella P.C. sia quasi indispensabile. Ma l A.N.A è degli alpini, quelli che hanno fatto il servizio militare nelle Truppe alpine gli altri sono gli altri. Stefano Camplani Sezione Vallecamonica Due posizioni che danno l idea di quanto ampia sia la forchetta o se preferite la forcella sull argomento amici . Alla riunione dei presidenti di novembre il presidente nazionale Corrado Perona ha ribadito, senza giri di parole, che non è in discussione il futuro dell ANA e tanto meno la sua natura , che lo statuto non sarà modificato, che il cappello alpino è degli alpini, ma anche che è tempo di darci delle regole sulla presenza nelle sedi di sezione e di gruppo di tante persone che ci sono vicine per condivisione di ideali e volontà di collaborare. Non si discute sulla nostra identità; con pragmatismo si cerca di convogliare nell alveo dell alpinità e di disciplinare l ingresso e la collaborazione di risorse amiche già esistenti. Se così non fosse non si terrebbero vive e non si tramenderebbero le tradizioni degli Alpini come ci impone lo Statuto e non avrebbe senso andare nelle scuole a parlare della nostra storia. Pubblicato sul numero di gennaio 2009 de L’Alpino.