Alpini o alpinisti?

    0
    985

    In riferimento all’articolo “All’inizio fu un canto di soldati” apparso su L’Alpino n. 10 del 2012 ed ai numerosi altri articoli e cenni sui numeri precedenti relativi ai canti degli alpini, devo dire che non se ne può proprio più del “Signore delle Cime” ovunque e sempre alle varie nostre cerimonie e manifestazioni e soprattutto in forma quasi esclusiva alle esequie di alpini andati avanti.

    Con buona pace di tutti, del grande Maestro Bepi De Marzi e delle varie classifiche di gradimento il canto “Signore delle Cime” è un bellissimo canto. È un bellissimo canto per e degli alpinisti. E gli alpinisti sono una cosa, gli alpini un’altra. Inoltre voglio esprimerle il mio disappunto per le sue (non) risposte banali e nello stesso tempo supponenti, alle lettere degli alpini ten. col. Cesaremaria Glori di Belluno e Rodolfo Pivotto di Salcedo (VI). Si vede che Lei, le osservazioni serie da loro fatte, nemmeno le ha capite.

    Luigi Suagher – Albino (Bergamo)

    Sono contento che articoli e lettere che appaiono su L’Alpino facciano pensare e discutere. Segno che non diciamo cose banali. L’importante è parlarne, senza prenderci troppo sul serio, o fare i permalosi, il ché finirebbe per autorizzarci a dar dello stupidotto a chi non la pensa come noi. Ciò premesso, sono sicuro che l’amico Pivotto ha capito il senso della battuta, che non voleva essere né cattiva, né offensiva. Quando gli suggerivo di andare dall’oculista, era solo per procurare un sorriso. Così come ci aveva fatto sorridere lui, quando sosteneva che la coda di capelli dell’alpina gli ricordava la coda del mulo. Quanto al “Signore delle cime” ovviamente ognuno è libero di esprimere il proprio punto di vista, anche se a me risulta molto difficile dissociare in maniera così netta e radicale lo spirito dell’alpinista da quello dell’alpino, soprattutto quando la montagna diventa metafora di quell’Infinito dove tutti speriamo siano nella pace i nostri amici, nostri fratelli che sono andati avanti.