Alpini e politica

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    Anche se il singolo alpino, in quanto cittadino, ha un suo proprio orientamento politico, l’ANA è per suo statuto apartitica. Purtroppo c’è ancora chi considera gli alpini un ricco bacino elettorale; figure politiche e della Pubblica Amministrazione si propongono a volte come sostenitori e “santi patroni” degli alpini, sicuri che in futuro questi gli dimostreranno la dovuta gratitudine.

    La loro troppo assidua presenza tra i Gruppi spesso non trova una giustificazione nei normali rapporti che l’Associazione deve necessariamente intrattenere con le Istituzioni. Ma quanto è sottile la linea di demarcazione tra i normali rapporti istituzionali e il petulante tentativo di ingerenza nella vita dell’Associazione. Esiste un limite oltre il quale il politico non deve spingersi? Sarebbe auspicabile una voce netta dall’Associazione per ribadire che gli alpini non sono in vendita ma anche un monito bonario ai soci a non dare troppo spazio a certe figure nella vita dell’Associazione.

    Lettera firmata

    Tanti alpini ti scrivono per manifestare il proprio disagio per il comportamento indecoroso dei nostri politici. Su L’Alpino n. 3 di marzo hai risposto a lettere di alpini indignati. Condivido pienamente quello che hai scritto, però secondo me sei, come tutti noi, troppo buono. Penso che non basti più solo esternare come, da alpini, ci comportiamo e continueremo a fare. Siamo uno dei paesi più corrotti, siamo tra i paesi con la maggior evasione fiscale, abbiamo politici e burocrati con gli stipendi più alti, ecc. Non ci sono problemi di colori politici. Ma perché non li tagliamo fuori questi personaggi? Isoliamoli, non chiamiamoli più alle nostre manifestazioni.

    Luigi Troco – Biella

    Sui quotidiani di Verona di lunedì 26 e martedì 27 marzo 2012 (L’Arena e Corriere di Verona) è stata pubblicata la notizia della visita alla baita degli alpini di Parona del sindaco Flavio Tosi in compagnia di alcuni amministratori di centro destra, nonché dell’ex-ministro Maroni. Gli argomenti discussi a tavola (cito testualmente dal Corriere: “accarezzando i cappelli alpini, si è molto riparlato delle elezioni comunali di maggio”) non lasciano alcun dubbio sul carattere di propaganda elettorale della riunione suddetta. Gli alpini di Parona e di qualsiasi frazione sono padroni di invitare quando vogliono il sindaco e gli assessori della loro città, ma abbiano almeno il buon gusto di farlo con più discrezione, e non in campagna elettorale.

    Gian Antonio Premi e Maria Simonetta Tisato Verona

    Tra le tante lettere arrivate su politica e alpini ho scelto queste tre perché in sintesi toccano gli argomenti che ci stanno a cuore. I politici: sono liberi di fare il loro mestiere come credono. Anche quando cercano consensi in modo disinibito. Gli alpini, che hanno obiettivi diversi dal potere e dal danaro, hanno l’obbligo statutario e morale di comportarsi con modalità e stile differenti. Anche perché, nonostante i nostri magri e sudati bilanci, nessuno di noi ha ancora trovato una sede di sezione o una baita pagate da mani ignote. I rapporti istituzionali con le autorità si mantengono doverosamente su una linea di assoluta correttezza e ci fa piacere avere sindaci e amministratori alle nostre manifestazioni.

    Con loro si lavora quasi sempre in sintonia, ma tutto finisce lì. In un momento difficile per il nostro Paese, come per il resto dell’Europa, vengono a galla pesantemente l’inadeguatezza e la spregiudicatezza di chi ci ha governato. È giusto evidenziarlo nei nostri interventi e sulla nostra stampa perché il malgoverno tocca tutti. Anche in termini di onorabilità per l’Italia. Non possiamo pertanto concederci debolezze o indulgenze in presunte contiguità con i partiti. Ne va di mezzo la sopravvivenza dell’Associazione.

    A Parona, nel veronese, è successo un fatto di incomprensibile leggerezza: a qualche mese dalle elezioni amministrative sono stati invitati nella baita alpina personaggi importanti di un partito impegnato in campagna elettorale. Fotografati col cappello alpino, sono finiti con grande rilievo sulla stampa, creando non poco sconcerto. Un alpino di quelle parti in un messaggio commenta: quando l’ambizione offusca il buon senso. Forse, ma a nebbie diradate, i responsabili di quella sceneggiata recuperino, più che il rispetto delle regole, il buon senso alpino e col cappello in mano attendano con umiltà le decisioni della Sezione.