Alpini e muli pardon! asini, in Afghanistan

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    Alpini e muli di nuovo insieme?Quasi, perché non di muli ma di asini si tratta. E poi, questo passava il convento. Asini utili come muli, del resto, come si vede in questa cronaca che ci giunge dall’Afghanistan. Gli alpini del battaglione paracadutisti Monte Cervino hanno fatto finta di niente e promosso l’umile asino al rango nobile del mulo. L’importante è conseguire il risultato, grazie anche al contributo dei veci della Sezione di Pinerolo, come si legge nella notizia qui riportata

     

    Sono passati diversi anni da quando le truppe alpine si sono separate dai muli, compagni d’arme e di avventura per oltre un secolo. La modernizzazione delle tecniche di combattimento in montagna aveva portato un po’ a malincuore al congedo di questi loro grandi amici ed all’abolizione del cosiddetto incarico 21/a , ovvero conducente di mulo . Le cime dell’Afghanistan paese il cui territorio è per oltre tre quarti montuoso, con picchi che superano i 7.000 metri hanno però visto nuovamente alpini e quadrupedi lavorare insieme. Quadrupedi asini, ma cosa non si fa mai, in mancanza dei muli. La cronaca, e il risultato, non ne risentono

    TUTTO INIZIA A SUROBI, un distretto a est di Kabul dove gli alpini paracadutisti del battaglione Monte Cervino tornati da poche settimane in terra afgana hanno la loro piccola ma ben munita base che condividono con i paracadutisti del 185º reggimento della Folgore. La loro missione è di garantire sicurezza e assistenza al governo ed alla popolazione locale. Facile a dirsi, meno facile da tradurre in pratica. La zona in cui sono chiamati ad operare è aspra ed impervia, numerosi villaggi sono tagliati fuori dagli assi di comunicazione e gli abitanti si arrangiano lavorando la poca terra fertile che possiedono e con la pastorizia.

    Non c’è elettricità, non esistono strade, fogne, acqua corrente. I bambini non vanno a scuola, perché è troppo lontana, ed anche ammalarsi è un lusso poiché non ci sono medici condotti ed il presidio sanitario più vicino è a 30 chilometri da percorrere a dorso di mulo. Appunto , ha pensato il maggiore che comanda il distaccamento degli alpini paracadutisti, visto che andremo in ricognizione in aree poco battute, porteremo anche qualcosa di tangibile per gli abitanti della zona e lo trasporteremo a dorso di mulo .

    Il maggiore sa il fatto suo: pochi giorni prima, in una visita in un villaggio vicino alla base, aveva fatto la conoscenza del Malek (il capo della comunità), il quale possiede degli asini. Il maggiore non è andato per il sottile: l’affare viene concluso in fretta: per poche centinaia di euro tratte dai fondi donati alla Brigata Taurinense dai Veci’ della Sezione ANA di Pinerolo vengono affittati sei asini con conducenti e acquistati due quintali di riso. Abbastanza, per due villaggi che si trovano a tre ore di marcia e 1.700 metri di quota.

    Appuntamento alle 6 del mattino di Capodanno (anche se in Afghanistan è il 25 Dhu L Hidjdja del 1428, un giorno ordinario del calendario islamico) per caricare gli asini con il riso, i medicinali, le coperte e altro materiale da portare ai villaggi. Inizia l’ascensione, e da lontano pare un’immagine d’altri tempi che richiama le escursioni dell’artiglieria da montagna o le campagne della seconda guerra mondiale per i monti di Grecia ed Albania.

    I conducenti afgani conoscono il territorio e ad arrivare a destinazione si impiega meno del previsto. Meglio così: ci sarà più tempo da dedicare agli abitanti del villaggio. Come di consueto, ci si ferma all’ingresso dell’abitato e si cerca il Malek del luogo. L’accoglienza è più che cordiale l’ospite è sacro e l’interprete al seguito dei Ranger inizia a tradurre i convenevoli ed a spiegare le ragioni della visita, mentre si sta seduti su tappeti disposti all’ingresso della casa del Malek e si sorbisce the caldo accompagnato da dolci.

    Il maggiore che comanda la spedizione riferisce di avere con sé anche un dottore e due infermieri che mette a disposizione del villaggio. È il Malek stesso ad avvisare le dieci famiglie che vi abitano ed a gestire la collaborazione coi militari italiani. Intanto i basti dei asini vengono alleggeriti del carico ed inizia la distribuzione, che avviene ordinatamente ed equamente con l’aiuto degli anziani del villaggio.

    Il tenente medico si mette presto all’opera visitando vecchi e bambini innanzitutto e distribuendo medicinali; anche le donne si affidano alle sue cure, cosa rara da queste parti: è una testimonianza della fiducia che molta gente nutre da queste parti per i nostri soldati. Fiducia e riconoscenza espressi con sorrisi e ringraziamenti che non sono di circostanza: gli aiuti e l’assistenza portati dagli alpini saranno un piccolo ma significativo sollievo per l’inverno che si preannuncia freddo.

    Si ritorna alla base, con passo più spedito, visto che si viaggia scarichi. L’esperimento è stato positivo, i locali ricorderanno a lungo questa visita inaspettata che non sarà l’ultima, mentre gli alpini hanno scoperto gli asini, la loro forza e la loro utilità. Si preannuncia una lunga collaborazione, sulle montagne afgane.

    Mario Renna