Al mondo ci sono uomini alpini e gli altri

    0
    94

    A colloquio con il sottotenente Diofebo Meli Lupi di Soragna dei principi del Sacro Romano Impero.

    DI CESARE DI DATO

    Forse pochi sanno che tra gli iscritti all’Associazione Nazionale Alpini figura un principe del già Sacro Romano Impero (S.R.I.). Si tratta del principe Diofebo Meli Lupi di Soragna, tenente in congedo degli alpini, Gran Cancelliere dell’Ordine costantiniano di San Giorgio, figlio di Bonifazio, anch’egli ufficiale degli alpini, presidente della sezione di Parma nell’anteguerra. In dimestichezza con la nobiltà europea, ama stare con i suoi alpini di Soragna e frequentare quelli che con lui divisero fatiche e pericoli in alta valle Pusteria nell’anno in cui vi prestò servizio militare. L’ho incontrato dapprima nel suo castello di Soragna, nella Bassa parmense e, il sabato precedente l’Adunata nazionale, nella chiesa Magistrale di Santa Maria della Steccata in Parma, alla tradizionale messa celebrata da don Enelio Franzoni, medaglia d’Oro al Valor Militare in Russia. Al termine abbiamo avuto un cordiale colloquio che riporto.

    A Padova, in un oratorio presso la Chiesa del Santo, vi è una formella che reca il nome dei Lupi, non ancora Meli e non ancora di Soragna.

    Qual è la storia della tua famiglia? Non vi è solo quella dedica, ma anche una cappella all’interno della Chiesa, fatta erigere dal marchese Bonifazio Lupi, comandante delle truppe dei da Carrara. Nei primi del ‘500 Caterina Lupi sposa Giovan Battista Meli, da Cremona. Carlo IV di Boemia, divenuto imperatore, li infeuda Signori e Marchesi di Soragna, titoli che Carlo V conferma per il figlio Gian Paolo e per tutti i maschi primogeniti. Nel 1706 l’imperatore d’Austria, Giuseppe I, concede alla casata il titolo di principi del S.R.I e di Soragna.

    Un principe sembrerebbe più adatto come ufficiale di cavalleria piuttosto che degli alpini che, in un certo senso, ne sono l’antitesi. Ho scelto la Specialità alpina alla visita di leva sull’esempio di mio padre, Bonifazio, figura di spicco nel Gotha degli alpini di Parma: un esempio molto valido. Amavo e amo le montagne, praticavo e pratico lo sci e l’alpinismo e quindi l’ingresso alla SMALP era scontato. Entrai con il 34º Corso AUC, nel 1964; non sapevo cosa mi aspettava ma non mi sono pentito della scelta.

    Qual è stata l’accoglienza? Alla stazione di Aosta due rudi caporal maggiori ci hanno accolto e, con metodi piuttosto spicci, accompagnati in caserma. Un’accoglienza buona, tutto sommato. Ero incuriosito dalla vita militare e l’ho accettata come una cosa naturale, che non mi ha particolarmente sconvolto, avendo alle spalle cinque anni di collegio. Mi sono trovato subito a mio agio, senza nascondermi dietro quell’immagine che uno crede di avere.

    E al reparto?Mi sono adeguato agli altri con naturalezza anche se, per natura, desidero primeggiare. Ho trovato tra gli alpini gente vera, pulita, con la quale vivere insieme dava serenità. Per questo ho preferito il battaglione Bassano e non sono rimasto alla SMALP. Ho la massima fiducia nell’uomo alpino: ritengo che ci siano al mondo gli uomini alpini … e gli altri. Il contatto con la truppa è stato immediato e io mi sentivo uno come loro, ma al tempo stesso il loro condottiero ; amavo dire: Io sono come voi, andiamo . La truppa seguiva: l’entusiasmo era vicendevole.

    Veniamo alla domanda d’obbligo: come vedi il futuro delle Truppe alpine? Se noi riusciremo a conservare lo stesso spirito di un tempo, cioè la fiammella dell’alpinità e sapremo trasferirlo nei volontari allora salveremo le nostre tradizioni. Ma se ciò non avverrà, se non ci sarà più un alpino allora sarà cambiato il nostro mondo e sarà una perdita per tutti.

    Ci lasciamo: il giorno dopo, alla sfilata, il sottotenente di complemento Diofebo Meli Lupi di Soragna, coerente con i suoi principi, sfilerà inquadrato e confuso tra gli alpini della sua terra.