Al Bernadia per ricordare ai vivi la riconoscenza

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    A pochi chilometri da Tarcento, nel cuore della terra friulana si erge, per volontà degli alpini dei Gruppi friulani, un monumento a ricordo dei Caduti della Julia che, oggi triveneta, affonda le sue radici nella tradizione friulana. Chi lo costruì 54 anni fa volle che le due ali d’aquila stilizzate su un faro a guisa di lunghissima lancia alta venti metri ricordassero chi dedicò la vita alla Patria: alpini protagonisti della Grande Guerra e della ritirata di Russia, del fronte greco-albanese e delle innumerevoli altre battaglie del secondo conflitto.

     

    Questo fino a ieri, da quest’anno il faro è custode, con una targa alla memoria, del ricordo anche dei Caduti della Julia in terra afgana. Sette sono state le penne mozze che la brigata ha tristemente lasciato sul campo nella sua ultima missione. Sette Caduti che nel 54° anniversario della costruzione del faro sono stati onorati dagli alpini delle Sezioni friulane alla presenza dei famigliari di questi alpini in armi che hanno pagato con la vita, oggi come i nostri padri, il senso dell’onore e del dovere.

    Madrina della cerimonia, alla quale hanno partecipato autorità politiche regionali, provinciali unitamente a diversi sindaci della zona, Daniela, vedova del caporal maggiore scelto Luca Sanna, dell’8° Alpini, che perse la vita il 18 gennaio a Bala Murghab in un vile attentato. La giovane, provata dalla commozione, accompagnata dal consigliere nazionale Chiofalo, dal presidente della sezione di Udine Soravito de Franceschi e dal comandante della brigata Julia generale Manione, ha scoperto una targa all’interno del faro.

    Una piccola targa densa di significato, perché quel semplice pezzo di marmo, racchiude la memoria di generazioni di alpini che hanno pagato alla Patria l’estremo sacrificio. Assieme alla giovane vedova c’erano i parenti di altri quattro Caduti, giunti nella pedemontana friulana dalle più diverse parti d’Italia. Fratelli, amici, genitori che hanno ricevuto dai numerosi alpini in armi e in congedo un caloroso abbraccio. Presenti alpini in armi di tutti i reparti della Julia che, intervenuti assieme in Afghanistan, hanno voluto rendere onore alla memoria dei loro compagni.

    Il consigliere nazionale Chiofalo, nel suo discorso, ha sottolineato come dovere istituzionale dell’ANA sia il ricordo e la comunione, del passato e del presente, che è espressa nel faro e in chi porta il cappello alpino. “Sappiamo perché i nostri migliori giovani sono morti sessant’anni fa – ha affermato il generale Manione – mentre molti non sanno perché sono morti i nostri giovani oggi. Vi posso dire che questi alpini lo sapevano e ai loro familiari vorrei dire che i loro cari sono morti per portare un sorriso, sono morti facendo una cosa in cui loro credevano, sono morti a fianco di compagni che amavano”.

    E ricordando che il Bernadia è un simbolo per l’ANA friulana, un luogo vivo per la memoria, rivolgendosi ai famigliari dei Caduti ha concluso: “Mi piacerebbe che questo faro che illumina la pianura friulana illuminasse la nostra coscienza. Se vogliamo rispettare i nostri morti, se vogliamo rispettare i nostri eroi dobbiamo credere che un mondo migliore sia possibile, un mondo più giusto per il quale i vostri cari si sono sacrificati”. Commozione, qualche lacrima e tanto sicuro orgoglio hanno accompagnato questo raduno con l’augurio di essere, l’anno prossimo, ancora più numerosi.

    Miles