A Cima Vallona per onorare i Caduti mai dimenticati

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    Non è solo una commemorazione. Non può essere solo un ricordo di militari caduti per mano di un vile attentato, visto che la cerimonia si ripete puntualmente da quarant’anni, l’ultima domenica di giugno, con la stessa grande intensità, con partecipazione diffusa, con commozione composta. Infatti è di più: è il segno di una profonda ferita che quel 25 giugno 1967 ha segnato la popolazione del Comelico, i suoi amministratori, gli alpini, i carabinieri, la popolazione tutta.

    Al punto che già tre anni dopo l’attentato dei terroristi altoatesini veniva eretta a Cappella Tamai, nel Comune di San Nicolò, una semplice e lineare chiesetta per ricordare Francesco Gentile, Mario Di Lecce, Olivo Dordi e Armando Piva. Il piccolo tempio, con all’interno le lapidi dedicate ai quattro militi, ricorda una tenda da campo, lì tra le verdi abetaie del Comelico cantate dal Carducci.

    Certo il 40º anniversario, organizzato come sempre dagli alpini della Sezione Cadore guidati da Antonio Cason, è stato ancor più solenne, nobilitato dalla presenza del Labaro dell’ANA, con le sue Medaglie d’Oro, scortato dal presidente Corrado Perona.

    Con la foltissima rappresentanza delle associazioni combattentistiche e d’Arma, con la Messa celebrata dal vescovo di Belluno, monsignor Giuseppe Andrich e accompagnata dai canti del coro Comelico, con le numerose autorità intervenute, tra tutte il Prefetto di Belluno, Raimondo Provvidenza, il vice comandante dell’Arma dei Carabinieri, gen. C.A. Goffredo Mencagli e il vice comandante delle Truppe alpine gen. Primicerj. Ma soprattutto hanno partecipato, per la prima volta tutti insieme, i familiari delle vittime.

    La mamma del capitano dei carabinieri Gentile, la moglie e la figlia del sottotenente paracadutista Di Lecce, i fratelli del sergente paracadutista Dordi, la sorella dell’alpino Armando Piva, il primo a cadere, dopo dodici ore di agonia, per le ferite subite dallo scoppio di una mina anti uomo posta sulla Forcella di Cima Vallona. Gli altri tre militari componenti una squadra antiterrorismo, perirono successivamente quando, in missione su luogo dell’attentato, caddero a causa di un altro ordigno collocato sul terreno. Erano tutti lì i familiari, proprio dietro all’altare, uno vicino all’altro.

    Prima della cerimonia ufficiale di Cappella Tamai, di primo mattino, una folta delegazione si era recata in quota, sulla Forcella, dove l’amministrazione comunale di San Nicolò, qualche anno fa, ha fatto erigere un sacello che raccoglie quattro croci. La salita a quota 2500 metri è un po’ impegnativa, ma è ripagata dal religioso silenzio, dalla condivisione di una tragedia ancora così vicina.

    ‘Lassù a Forcella Cima Vallona’ ha detto Corrado Perona nel suo intervento a conclusione della cerimonia ufficiale ‘ho rivissuto i silenzi che a casa mia, assieme alla mia famiglia, accompagnavano le notizie di tragici attentati, di morti assurde frutto dell’odio e della stupidità. Lassù ho avuto la fortuna di percorrere un breve tratto di sentiero assieme a Gabriella Piva, la sorella dell’alpino Armando.

    Mi ha detto le parole più belle che potessi sentire: ‘Come avrei vissuto in questi quarant’anni senza la vicinanza, l’affetto, la solidarietà degli amici alpini?’. Questa è l’essenza dei nostri ideali, questa è l’essenza della nostra Associazione’.

    Livio Olivotto