Pubblichiamo la lettera aperta del Presidente Perona, indirizzata al Ministro della Difesa On Ignazio La Russa, a seguito delle anticipazioni rilasciate dal Governo, in merito alla abolizione dell’anno di servizio militare,ai fini del conteggio degli anni di anzianità in materia pensionistica.
Milano 30 agosto 2011
Lettera aperta
Signor Ministro,
dalla stampa odierna apprendiamo, con un certo sgomento, che il Governo si appresterebbe, tra l’altro, a cancellare con un tratto di penna la computabilità dell’anno di servizio militare obbligatorio ai fini pensionistici.
La notizia, come certo comprenderà, ha irritato (per usare un gentile eufemismo) i nostri associati che ritengono l’ipotesi non solo una evidente ingiustizia, ma anche un pessimo segnale ed una sorta di punizione per quanti non hanno fatto altro che assolvere a quel dovere che la nostra Costituzione, tutt’ora, definisce come “sacro”.
Se le anticipazioni giornalistiche fossero fondate si arriverebbe all’assurdo che chi ha compiuto senza riserve il proprio dovere si troverà penalizzato persino nei confronti di quanti, per una ragione o per l’altra, a quel dovere non hanno fatto fronte.
Sembra che ci si dimentichi che il servizio di leva era obbligatorio e sostanzialmente gratuito e che, così facendo, si discriminerà in modo irreversibile, chi, senza chiedere sconti o cercare scorciatoie di sorta, ha assolto ai propri obblighi verso la Nazione.
Non solo, infatti, per servire lo Stato abbiamo ritardato o sospeso le nostre attività lavorative per un anno, perdendo in termini di competitività con quanti sono stati a casa, ma oggi ci vedremo penalizzati anche nella pensione perché l’anno di servizio militare non avrebbe alcun effetto, come se non fosse proprio esistito.
Chi, pertanto, riuscì a scansare il servizio di leva si troverà ad aver potuto guadagnare per sé e per la sua famiglia con un anno di anticipo rispetto a noi (con ogni vantaggio in termini di carriera e anzianità) e si troverà ad andare in pensione un anno prima.
Mi pare che l’iniquità di una tale decisione non abbia bisogno di ulteriori dimostrazioni.
Oltre alla palese ingiustizia, ci sembra che questa decisione dia un segnale davvero pessimo alla collettività, premiando coloro che evitarono, più o meno lecitamente, il servizio di leva e dipingendo il periodo passato al servizio delle Istituzioni come del tutto inutile e privo di qualsiasi riconoscimento.
Il tutto, nel 150° anniversario dell’Unità Nazionale, assume una colorazione particolarmente deprimente.
Signor Ministro: gli alpini non faranno scioperi, non urleranno, non interromperanno per protesta le loro molteplici attività, continueranno ad essere sempre al servizio delle Istituzioni e della collettività, ma non possono esimersi dall’esternare tutta la loro profonda amarezza per quella che suona come una vera e propria beffa.
Ci auguriamo, pertanto, che Lei possa evitare che quella che oggi è una semplice indiscrezione giornalistica si concreti in una gigantesca ingiustizia ed in un pessimo segnale alla nostra già provata società.
Gradisca i nostri migliori saluti.
Corrado Perona