Una via dal nome controverso

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    Mi ha molto stupito la presa di posizione dell’alpino Bonfanti sul cambiamento del nome di una via di Pelugo, piccolissimo paese della val Rendena, da via De Gasperi a via dei Kaiserjäger. Certo, concordo con lui che cancellare un grande personaggio che ha fatto moltissimo per il nostro Trentino non è stata un’idea geniale.

    Al limite potevano cambiare con qualche altro personaggio, e ce ne sono a bizzeffe. Comunque che l’abbiano intitolata ai Kaiserjäger m’ha fatto immenso piacere. Temo che il signor Bonfanti, nonostante il cognome, non sia Trentino doc altrimenti avrebbe taciuto, perché in ogni famiglia veramente trentina c’è stato un Kaiserjäger padre, nonno o bisnonno.

    Mio nonno, che ho avuto il grande dono di aver conosciuto e di cui ho raccolto la testimonianza verbale sui fatti della prima guerra e dei tempi successivi, ha combattuto nel 1° Reggimento Kaiserjäger “Trento” in Galizia contro i russi portando a casa, grazie a Dio, la pelle. Io sono molto orgoglioso di aver avuto un nonno Kaiserjäger che, pur a guerra finita, ha dovuto continuare a combattere contro le angherie dei soldati italiani che continuavano a depredare i prodotti della sua campagna e che alle sue rimostranze loro, i fratelli liberatori, gli dicevano: “Taci tu, che sei un vinto”.

    Se lei, signor Bonfanti, si lamenta per una semplice, piccola viuzza di paese, cosa dovremmo dire noi, veri trentinitirolesi, pur di lingua italiana, dinanzi alle centinaia, per non dire migliaia di nomi cambiati brutalmente, a viva forza, contro le nostre purtroppo deboli proteste, delle nostre strade, sostituendoli a nomi per niente politicizzati, come via del Golfo, via del Pozzo, via Longa, via del Vento. E lei sa quali sono, nomi che fanno rabbrividire o ancora arrabbiare i veri Trentini come: via Cadorna, Garibaldi, Mazzini, Bixio, Vittorio Emanuele, Battisti, Vittorio Veneto, Fiume, Zara, Pola, ecc, ecc. Han fatto di tutto per cancellare la nostra storia, ma, essendoci ancora molta gente che la pensa come me, vuol dire che il piano di colonizzazione della nostra terra tirolese da parte dei “fratelli liberatori” è in parte fallito.

    Non mi dilungo oltre, perché noi amiamo la pace, ma se ci tirano per la giacca, non porgiamo più l’altra guancia. Termino con una bella frase di Ottone Brentari, guarda caso irredentista e combattente della prima ora che, a guerra finita disse: “Sotto molti aspetti sarebbe stato bene non annettere il Trentino all’Italia, ma annettere l’Italia al Trentino, perché se l’Italia ha politicamente redento il Trentino, il Trentino, sotto molti aspetti, potrebbe redimere l’Italia” (Fra le rovine della guerra – Edizioni Sommolago). Parole più attuali che mai.

    Ezio Cescotti – Arco (Trento)

    Caro Cescotti, nel post scriptum alla tua lettera dici: “Penso che questa mia non verrà mai pubblicata”. Perché? È una sfida? Un sottile ricatto? La coscienza di aver sparato grosso? Vedi, caro amico, io non ho paura a guardare in faccia i problemi, anche se possono presentare qualche spinosità. Tu dici d’essere orgoglioso dei tuoi avi. E hai ragione. Poi dici, però, che i veri trentini rabbrividiscono sentendo nomi come Cadorna, Garibaldi, Mazzini, Bixio… E qui fai il primo scivolone. Perché non tutti i trentini erano dall’altra parte. C’erano anche quelli da questa parte. E anche questa è storia. E i loro discendenti sono veri trentini alla pari di te, pensandola esattamente all’opposto di quello che pensi tu. Cambiare il nome di una via non è un delitto, ma cambiare il nome di quella intitolata a De Gasperi, per celebrare i Kaiserjäger, mi sembra una provocazione nostalgica che non porta da nessuna parte, anzi che riapre solo voglia di contrapposizione. Perché non hanno cambiato il nome a via Longa, via Corta o via Col Vento?

    Caro Cescotti, è passato un secolo da quando la storia ha scombussolato la geografia dell’Europa e ora si parla di Europa come entità politico- sociale capace di superare le piccole logiche di paese. E siamo ancora qui a sognare di tornare indietro? Sperare che succeda ancora qualche guerra per cambiare di nuovo i confini? Quell’Italia che tu vorresti annessa al Trentino è un’Italia che ha garantito al Trentino Alto Adige condizioni di vita che non esistono in nessuna altra parte del Paese. Che ha evitato spargimenti di sangue, che ha sempre rispettato i diritti delle minoranze linguistiche, facendo sentire gli italiani di lingua italiana più ospiti che padroni. Cose ben diverse da quelle accadute nella vicina Istria, solo per fare un nome. Guardare ancora indietro, solo per il gusto di guardare indietro, mi spinge a dire le parole di un famoso Maestro: lasciate che i morti seppelliscano i loro morti.