Un colpo d'ala

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    L’adunata di Asiago è ormai in archivio. Ha fatto discutere e continuerà a farlo. È giusto che sia così, purché si abbia la consapevolezza che stiamo vivendo, come Alpini e come Italiani, un periodo della nostra storia molto delicato e indubbiamente incerto. Solo in questo modo sarà possibile dare una lettura corretta alla scelta del CDN che ha imposto a tanti Alpini sacrifici e rinunce per essere presenti sull’Altipiano il 13 e 14 maggio.

    L’anno 2006 è il primo che vede il nostro Paese, l’Italia, senza un soldato di leva. Nessuna discussione in merito. È stata una scelta del Parlamento e siamo abituati ad obbedire. Non possiamo però negarci la libertà di manifestare, come abbiamo fatto in passato, il disagio nel vedere una specie di deriva nel costume che spinge i giovani verso progetti di vita estranei agli ideali che hanno, in quasi due secoli, con difficoltà, contraddizioni, conflitti, costruito un grande Paese, libero e democratico. Il soldato di leva, con tutte le sofferenze, i sacrifici e gli slanci ideali che conosciamo, ha scritto le pagine più significative della nostra Storia che si identifica nel Tricolore. E noi volevamo rendere omaggio a quel soldato, impegnandoci di non dimenticarlo e di seguirne gli insegnamenti e le idealità.

    Così siamo saliti sul Grappa, sul Pasubio, sul Cimone, sull’Ortigara; abbiamo reso gli onori ai Caduti, ricordato le loro mamme, le loro spose, abbiamo accompagnato, dal Sacrario del Leiten al municipio di Asiago, in uno scenario mai visto simile, la Bandiera di guerra del 7º reggimento della Julia e assistito ad una toccante celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo di Padova mons. Antonio Mattiazzo, di fronte al viale degli Eroi stracolmo di Alpini. Con il cuore già pieno d’emozione per aver attraversato la pianura veneta ed in particolare vicentina imbandierata all’inverosimile perfino nelle piccole contrade semi abbandonate dell’Altipiano, abbiamo visto sfilare, anche sotto violenti scrosci d’acqua, più di cinquantamila penne nere, orgogliose di testimoniare che l’Italia è anche quella. Volti sereni, passo cadenzato, fierezza di esserci.

    Un grande evento che ha coinvolto le popolazioni dell’Altipiano e del Veneto. Molti hanno patito il freddo, altri sono stati intrappolati nel traffico e non pochi hanno dovuto rinunciare alla sfilata. Non ci sono parole per scusarci. L’adunata di Asiago è stata anche questo. Ma quello che più ci rattrista è il comportamento di qualche branco di teppisti che, in spregio al cappello che portavano, si sono lasciati andare ad atti vandalici che nulla hanno di goliardico e nulla hanno da spartire con la composta allegria e il dignitoso comportamento degli Alpini.

    È necessario fare una riflessione e prendere delle contromisure se vogliamo che la nostra adunata resti una grande manifestazione di amicizia, d’incontro, di allegria e allo stesso tempo un momento di alto significato civile e patriottico. Allora anche gli obiettivi difficili, gravosi, si giustificano perché forte è la volontà di restare nel solco dei Padri. Occorre un colpo d’ala, un impegno corale, a tutela della nostra tradizione nei confronti di tentativi di inquinamento da parte di chi di alpino non ha niente.