Sfogliando i nostri giornali

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    La nostra stampa alpina.

    Stella Alpina – Sez. Pisa-Lucca-Livorno: CASERMA DI MALLES… ADDIO!

    “Guarda che ti spedisco a Malles” era la minaccia con cui tanti alpini si sono sentiti apostrofare dai loro ufficiali. Una frase che entrerà nella memoria della naja così come la paventata caserma. Una pietra miliare di storia degli alpini. Distrutto il rubicondo artiglio e spento il grido Mai tardi dei Lupi di Malles, si chiudono le ultime vestigia del glorioso btg. Tirano. La caserma altoatesina, che è stata sede del Tirano è stata definitivamente demolita per dare lo spazio agli alloggi per gli studenti della scuola superiore per gli sport invernali. Costruita nel 1934 ed intitolata al sottotenente di fanteria Sigfrido Wackernell, M.A.V.M. che fu sede del battaglione Tirano… Resterà la cappelletta, monumento a ricordo di un’epopea alpina”.

    L’Alpin Valdoten – Sez. Aosta: MONTAGNE E SOLIDARIETÀ

    “Mi sono spesso chiesto – e non sono il solo – perché negli alpini ci sia da sempre radicato questo spirito di solidarietà. Non ho mai trovato un’univoca soddisfacente risposta, ma solamente un insieme di ragioni quali la spontanea, direi naturale, solidarietà della gente di montagna, i sentimenti di fratellanza nati e vissuti prima nelle trincee e poi, in tempi più recenti, nei mesi di naja, la consapevolezza di poter sempre e comunque contare sul commilitone. L’amalgama di questi elementi sfocia in quello spirito che si può definire alpinità e che viene percepito dalla gente, dalle associazioni, dalle parrocchie, ecc. quando ricevono un aiuto perché momentaneamente in difficoltà”.

    Alpini Val dell’Agno – Sez. Valdagno: ALUNNI DI RECOARO SUL MONTE CIVILLINA

    “Diretta e preparata dal prof. Davide Sandri, le terze classi della scuola media di Recoaro Terme hanno partecipato a una visita guidata sul monte Civillina, ripetendo la positiva esperienza dello scorso anno. La numerosa comitiva, più di cinquanta persone accompagnate da quattro insegnanti è giunta con automezzi fino alla località Bonomini, dove ha trovato ad attenderla alpini e accompagnatori, supportati da mezzi della Protezione civile sezionale che garantivano via radio il collegamento con la lunga colonna. I ragazzi sono così saliti sul monte Civillina percorrendo il sentiero d’arroccamento del monte Sentinello, per l’occasione ripulito e sistemato dagli alpini del gruppo giovani sezionale una decina di giorni prima. Sulla sommità del monte gli alunni hanno trovato ad accoglierli gli alpini di Recoaro Terme, guidati dal capogruppo Giancarlo Gaspari che, con i suoi fedelissimi e alcune loro mogli, stavano già predisponendo per il pranzo”.

    Scarponi saronnesi – gr. Saronno – Sez. Varese: L’AQUILA SUL CAPPELLO

    “Vi siete mai chiesti che significato ha l’aquila che portiamo sul nostro cappello alpino? Un particolare suggestivo narrato dalla tradizione classica ci dice che l’aquila era l’unico animale che poteva fissare il sole senza abbassare gli occhi. L’aquila è sempre stata nella iconografia latina un animale divino. descritta anche come fedele interprete dei voleri del padre Giove. Era quindi considerato un animale sacro e superiore per forza. All’arrivo di Caio Mario vennero riformate le legioni dell’esercito introducendo una speciale insegna con in cima un’aquila. Veniva detto: Un’aquila per legione e nessuna legione senz’aquila. L’insegna era costituita dall’aquila con le ali spiegate e con una folgore fra gli artigli. Da quel momento in poi questo volatile è diventato simbolo del potere militare, infatti era sempre presente sugli elmi o le corazze dei generali e dei più alti ufficiali. Nella storia successiva l’aquila finì con l’avere un valore semplicemente araldico e il suo significato simbolico e morale fu quasi dimenticato. Stupendo dominatore delle inaccessibili vette, imponente rapace con potenti unghie falcate e vista acuta… come poteva essere dimenticato? No, gli alpini non lo dimenticarono e decisero di erigerlo a proprio simbolo”.

    Baradèll – Sez. Como: LECTIO MAGISTRALIS

    “Saper ascoltare è una dote tutt’altro che comune, non è un patrimonio di tutti. Ascoltare è indubbiamente un atto di cortesia, una gratificazione che si concede all’interlocutore. Ma ascoltare pazientemente è soprattutto una questione d’intelligenza, perché vuol dire approfittare della testa e delle idee di chi ci sta parlando. Spesso, anche inconsapevolmente, saliamo su un piedistallo e pensiamo di essere del tutto sufficienti a noi stessi, senza pensare che chi ci sta di fronte potrebbe avere tanti buoni consigli da darci. Se lo ascoltassimo. Il presidente Perona ha ascoltato e lo ha fatto con attenzione, perché ha sempre dato risposte a tutti. È un insegnamento di cui dovremmo far tesoro, un po’ ovunque, ma soprattutto in Associazione, nei nostri Gruppi…”.

    Cinque Valli – Sez. Luino: GLI ALPINI DI TRIESTE

    “Credo che gli alpini di Trieste e della Venezia Giulia meritino, a prescindere dalle Adunate che sono manifestazioni di massa, testimonianze di solidarietà per le sofferenze subite dalla loro terra. Lo affermo convinto e certo che gli altri alpini condividano. Se poi vi sono alcuni scettici, basti loro meditare, di là dalla tristezza e dal dolore per gli orrori e le sofferenze vissute dagli italiani di quei territori martoriati, patimenti aggravati dalla beffa di Osimo, sulla seguente considerazione anonima pubblicata da L’Alpin de Trieste nel gennaio 2003: “L’altra sera pensavo agli strani casi della vita che hanno fatto sì che nella mia famiglia quasi tutti nascessimo in stati diversi. Mia madre nacque nell’Impero austroungarico, io sono nato nel Regno d’Italia, mia sorella nell’Adriatische Kustenland, mia moglie nel territorio Libero di Trieste, le mie figlie nella Repubblica Italiana. Tutti siamo nati a Trieste. Nessuno di noi è nato nei quaranta giorni dell’invasione titina nel 1945. In quei giorni a Trieste non si nasceva: si moriva”.