Quel connubio felice tra Adunata e Giro d’Italia

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    Mai mi sarei immaginato di trovarmi a partecipare ad una trasmissione televisiva per la partenza della tappa inaugurale del Giro d’Italia. Eppure verso le tre del pomeriggio del sabato dell’Adunata mi trovavo seduto in un camion, attrezzato a studio televisivo, a fianco dello striscione d’arrivo della tappa del giro in attesa che cominciasse la trasmissione RAI di Auro Bulbarelli nella quale l’amico Enzo Cainero era riuscito a ricavare uno spazio anche per gli alpini.

    Sotto di me una moltitudine di persone si affaccendava dentro e fuori dal percorso di gara: addetti, uomini della sicurezza, i volontari della P.C. ANA, il nostro Servizio d’Ordine Nazionale e una folla di alpini curiosi di vedere cosa comporta l’organizzazione di una tappa del Giro. L’impressione era quella di trovarsi all’interno di una gigantesca festa nella festa e la sensazione era di partecipare ad un evento unico ed irripetibile. E gli alpini, assiepati dietro alle transenne aspettavano, con il loro cappello in testa, l’arrivo dei ciclisti.

    Seduto nel camion attrezzato pensavo al percorso che mi aveva portato a quella situazione. Ricordavo il brivido che avevo provato alla notizia che in contemporanea con la nostra Adunata ci sarebbe stata la tappa inaugurale della corsa rosa. Com’era possibile unire due eventi di quelle dimensioni in un’unica città? Come l’avrebbero presa gli alpini? Quali difficoltà logistiche avrebbe comportato?

    Eppure eravamo lì, all’arrivo della tappa, in piena Adunata nazionale, segno che le difficoltà logistiche erano state brillantemente superate. In quel momento le migliaia di alpini dietro le transenne parevano interessati all’evento e per nulla infastiditi dal fatto che la città era stata divisa in due per consentire il transennamento del percorso. Già la sera prima, alla cerimonia di arrivo della Bandiera di Guerra del 3° Alpini, le squadre del Giro si erano ordinatamente unite alla cerimonia per portare anche il loro omaggio al massimo simbolo della Nazione in occasione del 150° anniversario dell’Unità.

    Lo avevano fatto indossando le loro divise colorate ma con assoluta compostezza e, a parte un iniziale smarrimento di alcuni, la cosa era risultata gradita agli alpini che avevano colto, con il giusto spirito, il senso di quella partecipazione “straordinaria”. Del resto tra alpini e ciclisti vi sono valori comuni: il Giro, di norma, si vince in montagna e, come per gli alpini, fatica e sacrificio sono il pane quotidiano anche dei corridori.

    Al sabato, poi, magari sbuffando un po’ per raggiungere per lunghe vie traverse Piazza Vittorio, gli alpini erano venuti a vedere l’arrivo e mi pareva di leggere sui loro volti la consapevolezza dell’unicità di un momento che difficilmente si potrà ripetere. Non sarà facile, infatti, che le ultime due grandi manifestazioni autenticamente popolari rimaste in Italia si incontrino di nuovo.

    Significativo, però, che proprio in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, si siano incrociati a Torino il Giro, che ha avuto il merito di portare l’Italia agli italiani e l’Adunata nazionale degli Alpini che, ogni anno porta l’Italia ed il sentimento nazionale in una diversa città.

    Cesare Lavizzari