Quegli asini, come muli in Afghanistan

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    Hanno ragione tutti coloro che recitano la nostra preghiera, eliminando: ‘La nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana’… Su L’Alpino di marzo, a firma Mario Renna, leggo un articolo in cui gli alpini hanno promosso L’umile asino al rango del nobile mulo . A corredo dell’articolo alcune fotografie e su un paio si vede un ufficiale medico intento a visitare alcuni vecchi e bambini di un villaggio afgano. E ben visibilmente, l’ufficiale medico sfoggia sul braccio destro la… Mezza Luna Rossa! Vero è che le Società di Croce Rossa di tutto il mondo utilizzano entrambi i simboli: Croce Rossa e Mezza Luna Rossa, ma che i nostri militari rinneghino i propri simboli, è il colmo…! Siamo alla stregua di quelle insegnanti elementari che per non offendere la sensibilità dei musulmani cancellano Gesù Bambino, il Presepio e i canti natalizi… Garantire sicurezza ed assistenza alla popolazione vada, e poi ancora, ma giungere al punto di rinnegare i simboli, i contrassegni che fanno parte della divisa… Trovo sia il massimo della castrazione, specie poi se da parte di un militare. Viva l’Italia da un socio alpino, che a questo punto si vergogna di essere italiano…

    Fausto Masera Torino

    Risponde da Kabul il capo ufficio P.I. della Taurinense. Caro Masera, inizio la risposta alla Sua lettera proprio come Lei l’ha conclusa: viva l’Italia. Viva l’Italia dei nostri Alpini che in Afghanistan portano sollievo a gente sprovvista di ogni bene e che mai aveva visto degli stranieri, militari per giunta, spingersi in posti tanto remoti e pericolosi per portare sicurezza e assistenza. Viva l’Italia dei nostri Alpini che, per farsi meglio riconoscere ed accettare da una popolazione, ahimé in larga parte analfabeta, non esita ad esporre un simbolo adoperato internazionalmente e più facile da identificare: la mezzaluna rossa, appunto (a parte ho spedito anche una fotografia che ritrae i nostri medici con la croce rossa, alla quale non c’è motivo nè intento di rinunciare). Viva l’Italia dei nostri Alpini che per raggiungere villaggi di montagna tagliati fuori dall’inverno e inaccessibili se non a prezzo di lunghe marce, non hanno esitato a cercare e trovare dei semplici asini che quel giorno si sono comportati come se fossero muli, carichi di viveri, candele e coperte. Viva l’Italia dei nostri Alpini che, il giorno di Pasqua hanno dedicato la via alpinistica da loro stessi attrezzata al loro commilitone scomparso, per poi cimentarsi nella salita e fermarsi una volta in cima in raccoglimento dopo aver recitato la Preghiera dell’Alpino. Potrei continuare a lungo, perchè il tema mi è caro, ma concludo qui. Come ho iniziato: viva l’Italia. Senza vergogna e con tanto orgoglio.

    Capitano Mario Renna Brigata Alpina Taurinense