Premiati la fedelt e il lavoro in montagna

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    In una delle tre valli del Lanzo, a Chialamberto, dal 17 al 19 luglio, si è svolta una serie di incontri e di cerimonie che hanno accompagnato il Premio Fedeltà alla Montagna, uno dei momenti più significativi e solenni del calendario ANA. Non sono pochi quelli che considerano questo appuntamento, secondo solo all’adunata nazionale. È un ritorno alla madre degli alpini, un segno di riconoscenza verso chi ha il coraggio, la tenacia di restare sui luoghi da dove sono partiti tanti ragazzi per formare quei mitici battaglioni che hanno scritto le più belle pagine della nostra storia.

     

    Il Lanzo, prima con la divisione Pusteria poi con la brigata Cadore, ha dato il nome ad un prestigioso gruppo di artiglieria da montagna del 6º Reggimento. Ma tornare in montagna significa anche riconoscere il valore educativo, l’incidenza formativa per chi vive a contatto con la natura, spesso aspra, difficile, ma che fa emergere le migliori qualità dell’uomo. Gli alpini avvertono con disagio l’abbandono in cui si trova gran parte del territorio montano del nostro paese e vogliono testimoniare, a quelli che per scelta custodiscono le tradizioni e il patrimonio agricolo, la loro vicinanza con un premio, che non cambia la vita, ma ha il significato della gratitudine.

    Sabato mattina, il presidente nazionale Corrado Perona, la commissione del premio presieduta dal vicepresidente vicario Marco Valditara, buona parte del Consiglio Direttivo Nazionale con il neo vicepresidente Cesare Lavizzari, numerosi alpini provenienti dalle regioni dell’arco alpino e dall’Abruzzo, con vessilli e gagliardetti, hanno raggiunto la malga dei fratelli Aldo e Guido Genotti situata in una magnifica conca che si apre a degli orizzonti di una bellezza incomparabile. Dei tanti casolari sparsi, ne hanno conservato un gruppo, funzionale alle loro esigenze abitative e di lavorazione del latte. La tipologia è rimasta intatta. Piccole baite in pietra, ad un piano, ricoperte di lastre grigie, quasi a mimetizzarsi con le rocce, con porte basse, finestre di ridotte dimensioni, e l’interno annerito dal fumo che, con i persistenti refoli di vento, spesso si rifiuta d’infilarsi per il camino. Quando c’è.

    Il silenzio quasi sacrale di quei luoghi viene rotto solo dai campanacci della cinquantina di mucche e qualche capra che pascolano su pendii erbosi che si estendono ben oltre i 1.970 metri di altitudine della malga. I fratelli Genotti, coadiuvati dalla sorella Piera, abituati fin da piccoli alla vita dei malgari, gestiscono l’azienda con la passione di chi sente la montagna come un elemento vitale.

    Scendono al paese solo per la fienagione e dopo 100 giorni d’alpeggio per continuare la loro attività utilizzando il fieno raccolto nel corso dell’estate. Nessuna integrazione all’alimentazione delle bestie con mangimi, quindi latte di eccellente qualità. Il perno della famiglia rimane però mamma Caterina. Una donna dal volto sorridente ed espressivo, gli occhi ridenti che nascondono sotto i tratti della dolcezza una tempra dura. Vedova a quarant’anni è riuscita a far crescere in modo esemplare una famiglia di nove figli: sei maschi e tre femmine.

    All’alzabandiera, sul piccolo piazzale antistante la baita principale, sono presenti alcune centinaia di penne nere con vessilli e gagliardetti, numerosi premiati degli anni scorsi, il capogruppo Ernesto Michiardi, il presidente della sezione ospitante Giorgio Chiosso, il sindaco di Chialamberto Giuseppe Drò, il presidente del Consiglio Regionale Piemonte Davide Gariglio. Poco lontano dalle baite c’è una bella chiesetta, con le pareti interne ricoperte da ex voto, segno di una fede senza riserve. Un prete giovane e simpatico, don Sebastiano Galletto, celebra la messa e, impartendo la benedizione, commenta che possiamo considerarla una carezza di Dio .

    Alle cinque del pomeriggio, nella palestra di Chialamberto, un comune di 350 anime, una vocazione turistica oltre che agricola, confluiscono alpini provenienti da tutta Italia, autorità civili e militari per la presentazione delle Valli del Lanzo attraverso la proiezione di un DVD. Intervengono per un breve saluto di benvenuto il sindaco Drò e il capogruppo Michiardi. Soddisfatti per la presenza di tante autorità manifestano l’orgoglio di ospitare un evento così importante nel loro comune. Ringraziano la Provincia per i lavori di manutenzione della strada che porta alla malga e la messa a disposizione dei fuoristrada per arrivarci. Giorgio Chiosso, presidente della sezione ANA di Torino, dice di sentirsi emozionato come ad un esame di ammissione per l’adunata del 2011.

    Il Gen. D. Franco Cravarezza, comandante della Regione Militare Nord, si compiace con i giovani premiati, interpreti del valore autentico dei nostri alpini. Aggiunge che anche quelli in armi, da alcuni anni, si addestrano con assiduità in montagna, per perfezionare le loro capacità operative e irrobustire quei requisiti di serietà e tenacia necessari alla loro formazione professionale. Davide Gariglio, presidente del Consiglio Regionale, che fin dal mattino in malga ha seguito la manifestazione, ringrazia Perona e Chiosso per il riconoscimento attribuito a chi vive la montagna e sottolinea come sia importante, magari in occasione dell’eventuale adunata di Torino, fare conoscere a tutti, con iniziative importanti, i valori degli alpini.

    Il consigliere nazionale Adriano Crugnola, nella sua veste di presidente della commissione che assegna annualmente il premio giornalista dell’anno, invita sul palco il vicedirettore de La Stampa di Torino, Massimo Gramellini, per la consegna del riconoscimento, non ritirato a Latina per impegni all’estero. Dopo la lettura della motivazione, da noi riportata nel numero di aprile, lo scrittore prende la parola per manifestare la sua soddisfazione e si dichiara torinese’, ma nel significato antico di tauro’, cioè monte’. Oltre che autore di diversi libri, direttore di riviste di attualità, il premiato è un attento osservatore del costume e un acuto interprete dei cambiamenti della società.

    In un suo articolo pubblicato su La Stampa ha espresso, con la finezza di chi, disincantato da una società proiettata verso un individualismo esasperato, sa cogliere la felice sorpresa d’incontrare la presenza dello Stato assistendo, casualmente, ad una cerimonia di rientro dei nostri alpini dall’Afghanistan. Un pezzo che ha fatto dire al nostro presidente nazionale: Mentre scriveva quell’articolo era già il vincitore morale del nostro premio .

    Dopo una serata che ha visto protagonista il coro Montenero con una bella rassegna di cante di montagna, la mattina del 19, alzabandiera, deposizione di una corona al monumento all’alpino. Con una lunga sfilata attraverso le vie del paese la massa degli alpini si porta davanti a quello dei Caduti per la resa degli onori. Accompagnano gli alpini la fanfara Montenero e la banda Cantoira, con il Labaro in testa, scortato dal presidente Perona e dal Consiglio Direttivo Nazionale.

    Due ali di folla applaudono gli alpini fino ad un bel parco, dominato da un gigantesco salice, per assistere alla messa e alla cerimonia di premiazione. Sono presenti i sindaci della vallata, un buon numero di vessilli e gagliardetti, il consiglio sezionale di Torino, impeccabile in vestito blu, il comandante della brigata Taurinense gen. Claudio Berto e il gen. Claudio Rondano comandante della Scuola Militare Alpina di Aosta, presidenti di sezione, capigruppo e tanti alpini. La valle è tutta imbandierata e la gente partecipa alla manifestazione con simpatia.

    Nell’omelia il celebrante dice: Bisogna cercare il significato profondo della vita ed essere ottimisti. La nostra fede ha bisogno di tempo per maturare e quindi non dobbiamo scoraggiarci se abbiamo dubbi. La persona che prega è un capolavoro . La consegna del premio viene introdotta dal presidente della commissione Marco Valditara, che evidenzia le benemerenze di chi si ostina a non abbandonare la montagna e ringrazia i numerosi premiati degli anni scorsi, presenti alla cerimonia. Il presidente Perona consegna il trofeo ai fratelli Genotti.

    A conclusione del suo vibrato intervento ricorda i tre grandi avvenimenti che l’ANA ha dedicato al suo novantesimo di fondazione: il Col di Nava, l’Ortigar
    a e l’Adamello. Ma aggiunge che anche il Premio Fedeltà alla montagna è un segnale forte. Ci tiene uniti all’insegna dei valori. Dobbiamo quindi gratitudine ai difensori di questa terra. Dovremmo impiegare più risorse per aiutarli. Senza i montanari le montagne crollano . Quindi si rivolge a mamma Caterina per manifestarle tutta la sua ammirazione per una vita dedicata alla famiglia e alla montagna.

    La cerimonia si conclude con il rituale scambio di doni e un fuori programma: la banda di Cantoira, dove suonano alcuni dei fratelli Genotti, dedica a quell’ammirevole donna la canzone Mamma’. È lei la protagonista della giornata. Gli occhi le s’inumidiscono e il volto si apre ad un timido sorriso. Guarda immobile, con aria un po’ smarrita, tutta quella gente che l’applaude e chissà quali pensieri passano per la sua mente. (v.b.)

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    L’albo del premio

    Pubblicato sul numero di settembre 2009 de L’Alpino.