Perona: Dai pellegrinaggi torniamo pi ricchi e pi alpini

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    Per noi alpini i pellegrinaggi non sono punti d’arrivo ma di partenza, servono ad alimentarci per scendere a valle più ricchi e anche più alpini : è nelle parole del presidente nazionale Corrado Perona, durante il suo discorso pronunciato alla chiesetta del Venerocolo, che si ritrova l’essenza e il fascino del pellegrinaggio in Adamello. Un appuntamento che sembra ogni anno uguale ma che in realtà è un cammino lungo quel sentiero che ci conduce all’amore per la montagna, al ricordo dei Caduti di tutte le parti e al messaggio che con il loro sacrificio i nostri Padri ci hanno trasmesso.

     

    Mio padre che era reduce ricorda Perona mi parlava poco di guerra, ma nelle sue parole non ho visto mai l’odio per il nemico . Alpini e Gebirgsjäger, nel passato nemici su queste montagne, si sono stretti la prima volta la mano proprio sull’Adamello, nel 1965, e da allora tutti gli anni sono stati presenti in un abbraccio di pace e di fratellanza.

    Sono stati 400 i pellegrini, divisi in 6 colonne provenienti dal versante trentino e da quello camuno. Hanno marciato due giorni per raggiungere il rifugio Garibaldi e la chiesetta antistante al lago Venerocolo, dove è stato celebrato il 46º pellegrinaggio in Adamello, dedicato quest’anno ai 18 alpini del battaglione Bolzano del 6º Alpini, che il 20 luglio 1954 sono morti precipitando con un autocarro nella scarpata lungo la strada del Gavia.

    Una tragica ricorrenza, commemorata il 18 luglio scorso con una cerimonia nel luogo dell’incidente che ha aperto le celebrazioni per il pellegrinaggio (la cui cronaca riportiamo in queste pagine). Quegli alpini tragicamente scomparsi sono stati ricordati anche dal comandante delle Truppe alpine, gen. Alberto Primicerj, che ha sottolineato come non ci debba essere distinzione tra Caduti in tempo di guerra e in tempo di pace, perché ognuno di essi ha ottemperato al dovere per la Patria.

    Sabato 25 luglio al Venerocolo un migliaio di persone hanno assistito alla S. Messa, accompagnata dal Coro Vallecamonica e concelebrata dal cardinale Giovanni Battista Re e dai monsignori Angelo Bazzari, presidente della Fondazione don Gnocchi, Mario Rebuffoni, Tino Clementi, Franco Corbelli e tre cappellani alpini. Attorno all’altare il Labaro dell’ANA con il presidente Perona, i vicepresidenti Alessandro Rossi e Cesare Lavizzari e il consigliere Alfredo Nebiolo, il vessillo della Sezione Vallecamonica scortato dal presidente Ferruccio Minelli, quello della sezione di Trento con il presidente Giuseppe Demattè e decine di vessilli e gagliardetti. E poi, il comandante delle Truppe alpine gen. Alberto Primicerj, il presidente della Provincia di Brescia, Daniele Molgora, il primo cittadino di Edolo, Vittorio Marniga e numerosi altri sindaci della Valcamonica.

    Nell’omelia il cardinal Re si è rivolto agli alpini: I vostri ideali sono importanti per la società perché di essi la società ne ha bisogno e spesso vengono a mancare . Ideali che trovano un risultato pratico nella vita di tutti i giorni: nello spirito con cui gli alpini dell’ANA si sono mobilitati per l’Abruzzo terremotato e nello stesso spirito con cui gli alpini in armi affrontano le missioni all’estero. Citando poi gli insegnamenti di San Benedetto e San Francesco, il porporato ha esortato gli alpini a continuare ad essere attenti tutori e custodi del creato, della natura e della montagna: La natura è la casa dell’uomo e deve essere custodita con lo stesso amore e la stessa cura con cui si custodisce la propria casa .

    Dalla cima dell’Adamello (a quota 3.539 metri) gli alpini guidati dal colonnello Ivan Bertinotti e i Gebirgsjäger del 233º battaglione di Mittenwald hanno acceso una fiaccola tricolore. Un’impresa alpinistica che ci riporta alla memoria quanti combatterono su queste montagne la guerra dei ghiacciai . Gesta eroiche come quelle dei quattro fratelli Calvi, nati a Piazza Brembana: Attilio, Santino, Giannino e il capitano Natale Calvi la cui impresa è stata ricordata da Marco Cimmino, curatore del libro La conquista dell’Adamello. Il diario del capitano Calvi, presentato venerdì 24 luglio al municipio di Ponte di Legno. Il libro ha potuto vedere la luce grazie al materiale messo a disposizione da Gianni De Giuli, già presidente della Sezione Vallecamonica e discendente diretto dei fratelli Calvi. Più che di un diario, quella del Capitano degli alpini è una relazione tecnico militare, epurata da ogni riferimento alle vicende personali che pur erano state tragiche e dolorose.

    E questo è il punto di partenza del libro, nel quale si racconta una storia di uomini eroici, cresciuti in quell’humus di valori e di tradizioni che nasceva, ancora prima che nel Corpo degli Alpini, nelle famiglie e, in parte, nella società di allora. E proprio dalla storia di Clelia Pizzigoni, madre dei fratelli Calvi, che sabato sera sono state narrate vicende che hanno un che di leggendario. Nella scenografia naturale delle baite di Vescasa e, sullo sfondo, le vette dell’Adamello, l’attrice Lella Costa, accompagnata sul palco dal magico suono dell’armonium di Emanuele Maniscalco, ha magistralmente interpretato Fiori nel ghiaccio , raccontando la storia dei fratelli Calvi e della loro straordinaria madre.

    Le celebrazioni ufficiali, a chiusura del pellegrinaggio in Adamello, si sono svolte domenica 26 luglio a Vezza d’Oglio. Ad aprire la sfilata la fanfara della brigata Taurinense e un reparto in armi del Comando Truppe alpine di Bolzano. Il Labaro dell’ANA era scortato dal vice presidente vicario Marco Valditara e da alcuni consiglieri nazionali. Migliaia di alpini con vessilli, gagliardetti e i gonfaloni delle associazioni combattentistiche e d’Arma hanno sfilato per le vie del paese, raggiungendo il campo sportivo per assistere alla parte conclusiva della manifestazione e partecipare alla S. Messa, officiata da mons. Bazzari, presidente della Fondazione don Gnocchi.

    A fare gli onori di casa il sindaco di Vezza d’Oglio Severino Bonavetti e il presidente degli alpini della Vallecamonica Ferruccio Minelli, Sezione organizzatrice del pellegrinaggio. Tra le autorità il comandante delle Truppe alpine gen. Primicerj, numerosi sindaci della zona e qualche reduce. È proprio ai reduci si è rivolto, in apertura del suo discorso, il vice presidente vicario Marco Valditara.

    Ha poi puntualizzato che tutte le cerimonie del ricordo, come quella dell’Adamello, sono parte integrante con le attività di solidarietà attiva, nelle quali l’Associazione è impegnata. Ricordando le parole dell’ultima enciclica di papa Benedetto XVI, Caritas in veritate, ha poi parlato del concetto di comunità, rammentando che essa è il bene più prezioso, con la famiglia: La comunità è quella cosa a cui noi alpini siamo indissolubilmente legati e che chiamiamo Patria, la terra dei padri .

    Matteo Martin

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    NEL RICORDO DEI 18 ALPINI DEL BTG. BOLZANO PERITI SULLA STRADA DEL GAVIA

    Qualche detto popolare ci dice che il cielo pianga per unirsi agli uomini quando essi ricordano tragedie che hanno segnato la mente e il cuore. Gli alpini della sezione di Vallecamonica ed in particolare del gruppo di Precasaglio avevano previsto nei dettagli la giornata dedicata ai diciotto alpini del battaglione Bolzano , precipitati nella scarpata sottostante la località roccette sulla strada del Gavia, cinquantacinque anni orsono, il 20 luglio 1954.

    Tuttavia non potevano supporre che a quei diciotto ragazzi di leva ventuno, ventidue anni sarebbe stato dedicato il 46º Pellegrinaggio in Adamello, apertosi sabato 18 luglio, proprio in loro onore, incastonati come pietre preziose nella manifestazione fra le più suggestive della nostra Associazione. Non abbiamo mai assistito all’inaugurazione di una cappella, anch’essa opera degli alpini di Precasaglio, in mezzo alla tormenta, meglio ad una bufera di neve, durata fino a formare uno stato impraticabile se non da parte dei pochi mezzi autorizzati e attrezzati.

    A deporre una corona c’erano il comandante delle Truppe alpine generale
    Alberto Primicerj, il presidente del Parco dello Stelvio Ferruccio Tomasi, il presidente della Sezione di Vallecamonica Ferruccio Minelli, il comandante delle guardie del Corpo forestale dello Stato, i carabinieri, i vigili del fuoco e chi scrive. A Precasaglio un numero imponente di vessilli, di gagliardetti e di alpini si sono stretti in un abbraccio commosso e sereno attorno ai familiari e a due dei quattro superstiti, dimostrando loro, con espressioni delicate e sentite, affetto e immutata, solidale partecipazione.

    Sopra l’altare, dove il cappellano del 5º reggimento don Massimo Gelmi e il parroco di Pezzo don Antonio Leoncelli, cappellano della sezione, hanno celebrato la Messa, campeggiavano due ali che, simbolicamente, accompagnavano nella luce del Cristo diciotto cappelli e diciotto penne nere presenti, da sempre e per sempre, fra gli alpini d’ogni tempo.

    Alessandro Rossi

    Pubblicato sul numero di settembre 2009 de L’Alpino.