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#alpiniadunata2014
Quella di Pordenone sarà la prima Adunata ecologica della storia, in una città che ha la percentuale più alta di raccolta differenziata d’Italia. Grazie alla collaborazione con la società GEA, che si occupa della gestione dei rifiuti, quanti parteciperanno all’87ª Adunata nazionale potranno salvaguardare la bellezza della città, anche attraverso una corretta raccolta differenziata. Si sa, la grande partecipazione di pubblico che da sempre accompagna la manifestazione comporta inevitabilmente un’elevata produzione di rifiuti.
Parola d’ordine: “Aiutiamo il Ponte di Bassano”. L’appello lanciato nelle settimane scorse sulle difficili condizioni di salute del monumento simbolo della città ha visto una grande mobilitazione, a partire dalla Sezione ANA di Bassano del Grappa che ha aperto un conto corrente per la raccolta dei fondi. L’amministrazione comunale ha previsto nel bilancio di quest’anno un intervento di manutenzione straordinaria per complessivi 500mila euro, che risultano però insufficienti per un completo risanamento della delicata struttura, costruita completamente in legno.
Fedele al motto “Senza memoria il popolo non ha radici” la sezione di Varese ha organizzato anche quest’anno il tradizionale pellegrinaggio al santuario di Santa Maria del Monte, sopra Varese, per fare memoria della drammatica e decisiva battaglia di Nikolajewka del 26 gennaio 1943. Alla prima cappella della Via Sacra si sono dati appuntamento tanti gagliardetti dei Gruppi della sezione e una moltitudine di alpini con amici e parenti. La serata dal clima quasi primaverile, ha favorito la partecipazione. La manifestazione è cominciata con un intervento del presidente sezionale Francesco Bertolasi che ha rievocato, anche dal punto di vista storico, l’avvenimento.
Sono trascorsi più di vent’anni dalla missione ONU del 1992 e i nostri militari sono tornati a Mogadiscio sotto l’egida dell’Unione Europea che, nel 2010, ha avviato l’operazione European Union Training Mission Somalia, allo scopo di addestrare le forze armate somale e legittimarne il governo transitorio, eletto dal parlamento nel settembre 2012. Dopo aver reso operativa la base europea all’interno dell’aeroporto internazionale di Mogadiscio la scorsa estate sono stati inviati dal Ministero della Difesa anche i primi soldati italiani.
Il gruppo “Lago di Costanza” ha compiuto 50 anni, celebrati con una grande festa organizzata dal capogruppo Fernando Epis. La cerimonia è iniziata presso la chiesa di San Colombano di Rorschach con l’ingresso del vessillo, accompagnato dal presidente sezionale Fabio Brembilla e dal consigliere Nicola Stellato: di scorta sette gagliardetti e i labari delle Associazioni Trentini e Bergamaschi nel mondo.
È Renato Crivich il capogruppo degli alpini di Pallanza. Lui ci condurrà da Emma, come promesso. Puntuale all’appuntamento, in piedi nel piazzale poco distante dall’imbarcadero. Il lago alle sue spalle dorme sotto un cielo di nuvole che celano un velo d’azzurro tenue. All’orizzonte montagne coperte di neve, troppo lontane per destare desideri. “Bene, allora andiamo?”. Attraversiamo la strada che cinge tutto il lago e passa due regioni. Le vie sono strette, le case vecchie ma ben tenute. Poco prima del campanile, prolungamento d’una torre che ora non è più, sulla destra, sale una via, tra un muro e una casa di ringhiera. Un portoncino conduce a scale ripide, inseguite da un corrimano in ferro battuto, prodotto da mani abili, ormai dimenticate. Roba d’altri tempi, si dirà. Primo, secondo, terzo piano.
“Forza, forza! Spingete!”. L’incitamento dei due compagni di plotone in attesa del cambio è incalzante. Sono stati tre giorni massacranti e sanno di giocarsi tutto in quest’ultima frazione di gara, la staffetta alpina. Le mani si toccano, il cambio si perfeziona. “Un, due, tre, quattro…” ripetono a mente mentre la gamba slancia e riprende, il battito aumenta, il respiro accelera. Uno dietro l’altro iniziano ad affrontare la salita con le pelli di foca, quattrocento e più metri di dislivello da togliere il fiato. Poi giù tra le porte in slalom gigante, rese più insidiose dai solchi e dalla neve farinosa, caduta abbondante nella notte. Così è stato per altre otto volte, fino alla volata finale.
La nostra fede: 1914-1920. È questo il titolo di un giornaletto senza pretese, stampato nel campo di concentramento di Kirsanoff in Russia dove, nel 1916, in attesa d’imbarcarsi per l’Inghilterra e da là rientrare poi in Italia, vennero riuniti gran parte dei trentini e dei giuliani che avevano vestito la divisa austro-ungarica ed erano stati presi prigionieri dai russi dopo le battaglie in Galizia e sui Carpazi. Il giornale venne composto con i pochi mezzi a disposizione. Si raccolsero i 16 rubli che servirono a comprare miele, glicerina e colla di pesce ingredienti necessari al clichè della stampa.
Lo spunto per scriverle mi è venuto dalla lettura dell’articolo “capitano quaquaraqua” de L’Alpino di novembre firmato da Gianluigi Amici e in proposito avrei anch’io qualcosa da aggiungere a riguardo.
Una terra affascinante, di città, paesi e borghi ricchi di storia e cultura, che riflette le cime delle sue montagne nei rapidi corsi d’acqua, improvvisamente inghiottiti e poi magicamente di nuovo alla luce. Ambiente che, per grandi letterati vissuti in questo territorio quali Ippolito Nievo e Pier Paolo Pasolini, è stato fonte di creativa ispirazione. È questo il Friuli Occidentale, un territorio tutto da amare, come recita il brand per la promozione del turismo provinciale Pordenone with love.
Il segretario nazionale dell’ANA gen. Silverio Vecchio mi ha informato che il 70° di Monte Marrone figurerà tra le manifestazioni ufficiali 2014. Alla Messa di Natale in Duomo, sul sagrato, alle spalle del presidente sezionale Boffi, eravamo in tre ufficiali del btg. “Piemonte”, praticamente i soli superstiti, o quasi, degli 800 alpini che hanno preso parte prima all’occupazione di sorpresa, senza colpo ferire, all’alba del 31 marzo 1944, di tutte le creste di Monte Marrone, poi alla difesa, all’alba del lunedì di Pasqua del 10 aprile 1944, dal furioso contrattacco dei Gebirgsjäger della Edelweiss.
Egregio direttore leggo sempre con molto interesse i vostri articoli e le storie che riguardano gli alpini in armi e non. Come ogni anno acquisto il calendario degli alpini che poi conservo assieme ai miei ricordi di quando ho svolto il servizio di leva. Nel lontano 1993/94 ho partecipato orgogliosamente da volontario alla missione “Albatros” in Mozambico di cui cade in questo periodo la ricorrenza del ventennale.