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In Spagna, a 40 chilometri da Lleida, sulle colline di Balaguer presso il Monastero di Les Avellanes, l’Associazione Artiglieri Veterani da Montagna di Lleida, membro dell’Ifms, ha ricordato il suo 25º di fondazione, in concomitanza con il 13º Memoriale e l’XI Giornata di fratellanza spagnolaitaliana. All’incontro ha partecipato una delegazione dell’Ana (nella foto) composta dal presidente della commissione Ifms Renato Cisilin, dai membri esterni Alessio Granelli e Danilo Perosa, con i vessilli delle Sezioni di Bergamo, Pavia, Torino e dagli alpini dei gruppi di Gropello Cairoli (Pv), Moncalieri e Testona (To), Mozzo, Osio Sotto e Foresto Sparso (Bg).
Dopo sei mesi gli alpini del 5º reggimento lasciano il Kosovo. Il passaggio di responsabilità con il 132º reggimento Carri, comandato dal col. Ciro Forte, si è svolto alla base di “Camp Villaggio Italia”, sede del Multinational Battle Group West, l’unità multinazionale a guida italiana che ha competenza sul settore occidentale del Paese. A presiedere alla cerimonia il comandante di Kfor, gen. D. Francesco Paolo Figliuolo e l’ambasciatore per l’Italia in Kosovo, Andreas Ferrarese. Durante il loro mandato gli alpini hanno profuso grande impegno nelle attività di cooperazione-civile militare, uno dei pilastri della responsabilità italiana nel teatro balcanico.
L’estate è per gli alpini tempo di rigenerazione. Se l’inverno è evocativo di vicende epiche, vissute su cime invincibili o nella steppa russa, quelle che il beato Carlo Gnocchi definì quasi una epopea biblica, la bella stagione dà respiro alla memoria, coinvolgendo e contagiando del nostro spirito migliaia e migliaia di persone, attratte dai riti della nostra presenza. E quasi sempre si tratta di commemorazioni celebrate nei sacrari a cielo aperto, quelli delle nostre montagne, dove gli alpini hanno scritto la loro storia e dove il linguaggio della natura racconta, con il tanto non detto dei suoi silenzi, il bisogno di grandezze che fiorisce dall’animo. Montagna e storia, fatica e conquista, concretezza e trascendenza…
Le cerimonie del pellegrinaggio in Ortigara hanno avuto inizio sabato 11 luglio ad Asiago, nei pressi del sacrario del Leiten. In sfilata un corteo composto dal Presidente Favero accanto al generale Bonato, molti Consiglieri nazionali, 24 vessilli e una cinquantina di gagliardetti di Gruppo. Assieme a noi anche i nostri amici dell’Infanterie regiment nr. 59 “Erzherzog Rainer” di Salisburgo, alcuni rappresentanti dei Kaiserschutzen e gli amici dell’Associazione dei soldati da montagna della Slovenia. Dopo la brevissima cerimonia ho avuto modo di intrattenermi con i miei amici “Rainer” che da tanti anni giungono fin qui per ricordare i loro Caduti e cercare di mantenere viva la memoria del loro pluricentenario Reggimento.
«Portategli il vostro sincero rimpianto, portategli il vostro ricordo soltanto, che sappiano loro che sono partiti che noi tutti noi siam rimasti feriti. Portategli il vostro sincero rimpianto, portategli il vostro ricordo soltanto, che sappiano loro che sono partiti; che noi, tutti noi, siam rimasti feriti. Portategli i fiori, portategli il sole, un bacio di donna, un ricordo d’amore. Chi sa maledire o chi sa pregare quei quattro ragazzi dovrà ricordare. Voglio saper se la mano assassina che ha mosso la terra, che ha messo la mina, sa stringere un’altra, se sa accarezzare se quella d’un uomo può ancora sembrare».
Cammina con passo deciso, calza scarponi pesanti eppure con ampie falcate mangia veloce la strada che ha sotto i piedi: un passo un metro. Mi fa segno da lontano, allunga il braccio e si presenta: «Buongiorno sono Livio. Adesso saliamo con la seggiovia, su un pezzo, poi camminiamo. La porto a vedere dove ho trovato l’alpino, intanto però guardiamo i ripristini che ho fatto». Il tono alto della voce infila le parole l’una dopo l’altra, rapide e senza pause. Si avvicina allo zaino, mi dice che è quello in dotazione all’esercito svizzero, «lo sollevi!», quasi impossibile con una mano, almeno per me. Saranno 25 chili, forse più.
Il Gruppo di Povoletto ha compiuto 90 anni. È stato fondato da alcuni alpini reduci della Grande Guerra e intitolato alla memoria del sergente Giovanni Piccini, Medaglia d’Argento del battaglione Cividale, eroicamente caduto sulle balze del Trentino. Dopo le vicissitudini del secondo conflitto mondiale, il Gruppo si è riorganizzato e distinto in attività che negli anni sono diventate via via più intense, caratterizzate dalla collaborazione con le associazioni e gli enti pubblici e privati che operano sul territorio.
Gentilissimo direttore, sono Massimo Gotti, Capogruppo degli alpini di Sedrina-Botta, Sezione di Bergamo; vorrei raccontare un fatto accaduto durante l’ultima Adunata nazionale. Purtroppo il sabato antecedente all’Adunata un mio alpino ha perso una notevole somma di denaro che doveva essere donata al Gruppo alpini de L’Aquila.
Sabato 3 ottobre Longarone consegnerà la cittadinanza onoraria all’Associazione Nazionale Alpini per l’opera straordinaria che le Penne nere in armi e in congedo, portarono alla comunità colpita dal disastro del Vajont, all’indomani del 9 ottobre 1963. Sarà anche l’occasione per riabbracciare, nel 52º anniversario della tragedia, i soccorritori alpini che parteciparono a quelle operazioni strazianti che hanno lasciato in ognuno ricordi indelebili.
Tre giorni vissuti tra veci e bocia che hanno contagiato tutti con la loro allegria; canti e suoni di fanfare per le strade e innumerevoli tricolori alle finestre. Ecco cosa ha rappresentato per Bardineto, piccolo borgo sui monti dell’entroterra ligure, la consegna del 41º premio nazionale “L’Alpino dell’anno 2014”. Bardineto è abituata ai grandi eventi: d’estate, quando riaprono le case dei villeggianti e la gente viene al fresco e in autunno, quando diventa la patria dei funghi.
Oltre 700 militari di 11 Paesi hanno partecipato all’esercitazione alpinistica organizzata dal Comando Truppe Alpine alle “Cinque Torri”, sulle Dolomiti ampezzane, dove cent’anni fa i nostri soldati combatterono in trincea, a oltre 2.200 metri di quota. Dopo tanti anni al Falzarego, gli alpini hanno raccolto una nuova sfida in uno dei luoghi più belli delle nostre montagne, su vie alpinistiche di notevole difficoltà che arrivano fino all’VIII grado della Columbus, sulla Torre Grande. Scopo dell’addestramento è quello di verificare il livello di preparazione tecnico-alpinistica delle Truppe da montagna, non solo in arrampicata, ma anche su arditi passaggi, nel recupero dei feriti e in azioni tattiche in assetto da combattimento, finanche con lo schieramento dell’artiglieria da montagna. Uno dei momenti più spettacolari è stata la traversata aerea tra la Cima Nord e la Sud della Torre Grande: una fune di acciaio tesa tra le due vette e gli alpini in assetto da combattimento, elmetto e fucile, hanno superato il dirupo.
In occasione della Festa della Repubblica 2015, io e la mia fidanzata abbiamo deciso di trascorrere qualche giorno nel soggiorno alpino di Costalovara, la struttura alberghiera situata sull’altipiano del Renon, sopra Bolzano. Così, il 1º giugno decidiamo di far visita alla caserma che mi aveva visto giovane alpino in divisa (quanti ricordi) e di passare dal Comando Truppe Alpine per lasciare un crest al Comandante, gen. C.A. Federico Bonato.