Osare, per guardare avanti

    0
    29

    C’è un presupposto che ci deve trovare tutti d’accordo: l’Unità d’Italia. Si tratta di un presupposto indispensabile, che comprende il senso di appartenenza, la necessità dell’ordine, della serietà e dell’impegno per la Patria. Se siamo uniti avremo la possibilità di affrontare meglio anche i quotidiani problemi che condizionano negativamente il nostro sviluppo e ricucire gli strappi provocati nella società dal diffuso decadimento morale.

    La coscienza dell’unità nazionale ci dovrebbe riportare a desideri e volontà comuni la cui espressione è stata la fantastica Adunata nazionale appena conclusa a Torino: non so se da qui a dicembre ci sarà, nella prima capitale d’Italia, una manifestazione analoga a quella degli alpini. I quali hanno espresso, molto ordinatamente, questo senso di appartenenza e di amor di Patria che non è da tutti. Ho anche notato la straordinaria partecipazione della gente, che ha addobbato le terrazze con bandiere, ha esposto tricolori alle finestre, ha accolto gli alpini con gentilezza e compiacimento. Il 17 marzo, nel giorno dell’anniversario del 150°, a Torino come in tutto il resto dell’Italia, era un tripudio di bandiere.

    Ma passati i festeggiamenti, il Tricolore verrà posto in un cassetto? Attendo la controprova: lo toglieremo anche dalla mente e dal cuore, oltre che dalla finestra? Perché allora avremo fatto soltanto un bel compleanno in attesa del prossimo anniversario. Dobbiamo invece continuare su questo risveglio, su questo slancio di amor patrio. Anche la politica deve tener conto di quanto è avvenuto il 17 marzo prima e a Torino con gli alpini poi, che gli italiani si riconoscono tali e che devono essere trattati come figli di questa Italia: altrimenti saremmo sudditi della politica, con le sue litigiosità e gli interessi che la distraggono dal suo vero compito, che è quello di fare il bene del Paese.

    L’amor di patria e il desiderio di fare il bene comune ci devono dare lo slancio. In un momento difficile di terrorismo, guerre, migrazioni bibliche che ci coinvolgono da vicino, dobbiamo riprendere quota. E noi? L’Associazione deve rimanere qual è, ha il dovere di proseguire il suo cammino con tutto il suo patrimonio di valori antichi che conservano intatta la loro validità.

    Lo dimostra la nostra disponibilità a operare in tante città e paesi, nella normalità di ogni giorno e nelle emergenze, una disponibilità che va perfino oltre il dovere, perché viene dal cuore e dal nostro essere alpini. Con questo spirito guardiamo avanti, con serenità e lungimiranza, tanto più necessari quanto più vero è il postulato secondo il quale “la più mediocre incapacità dell’uomo è la resa senza lottare o, ancor peggio, la rinuncia”. E questo vale anche nel nostro interno, per la nostra Associazione nella quale è necessario un nuovo apporto di idee, di proposte, perfino di critiche se sono propositive e costruttive.

    Non dobbiamo temere di osare, di guardare avanti, di modificarci, se ci atteniamo alle regole, se rispettiamo i nostri valori: la nostra storia ci consente di restare quelli che siamo in un mondo che cambia.

    Corrado Perona