Mesi intensi per il 1° da montagna

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    Gli ultimi mesi dello scorso anno sono stati particolarmente intensi per gli oltre duecento uomini del 1° reggimento artiglieria da montagna di Fossano, impegnati in Sardegna con l’esercitazione di artiglieria “Shardana” e subito dopo nelle valli del cuneese con l’addestramento in montagna, sui sentieri delle Valli Stura e Pesio. Attività che dai primi giorni di dicembre sono state affiancate dall’Operazione “Strade Sicure” a Torino e in Val Susa. Per il col. Davide Scalabrin, dallo scorso settembre nuovo comandante del 1° reggimento, questo è stato un importante banco di prova per testare le capacità del suo personale.

    Col. Scalabrin, dopo questi primi mesi molto intensi, che voto da ai suoi artiglieri? Conoscevo le capacità del personale del 1°. Nel 2009 e 2010, da comandante del Gruppo “Aosta” avevo già sviluppato attività di questo tipo. Oggi, da comandante di reggimento, posso solo confermare lo spirito e le qualità professionali di questi ragazzi e di queste ragazze. Sono stati mesi impegnativi e tutti hanno dato prova di grande volontà. Sono rimasto particolarmente colpito dallo spirito dei più giovani. Hanno approcciato questo periodo con motivazione, reagendo sempre con grande entusiasmo, sapendo fare gruppo per supportarsi nei momenti più difficili.

    Prima una esercitazione in Sardegna, subito dopo i campi in montagna e intanto la preparazione a “Strade Sicure”: come si combinano queste tre fasi così diverse fra loro? È stata una sfida che tutti gli uomini e le donne interessate hanno affrontato con determinazione, ottenendo ottimi risultati. Attività così diverse ma complementari che caratterizzano la specificità dell’artigliere da montagna. Dopo un mese in Sardegna per verificare l’addestramento di artiglieria portato avanti nei mesi precedenti, dopo pochi giorni, circa duecento artiglieri, zaino in spalla, si sono ritrovati a marciare per due settimane, percorrendo oltre 170 km e 30mila metri di dislivello. Una prova che ha sicuramente richiesto impegno e preparazione fisica, in particolare per alcune marce come la ferrata dei Funs di Entraque e le ascensioni alla rocca di S. Bernardo e alla testa dell’Autaret.

    Spesso parliamo dell’assenza degli uomini in divisa, durante le lunghe missioni all’estero. Ma sembra che anche in Italia a voi militari sia richiesto un impegno importante? Fa parte della professione. Molti degli uomini e delle donne che hanno partecipato alle due attività, hanno avuto poco tempo per stare a casa. Le missioni sono sicuramente un momento difficile di distacco dai propri cari, ma anche in Italia, quando ci addestriamo, spesso il nostro lavoro richiede dei sacrifici alle nostre famiglie.

    Col. Scalabrin, pensando al presente, quali sono le attività che vedono impegnato il 1° da montagna? Le attività concluse con il 2013 non rappresentano un punto di arrivo ma un momento di addestramento che prosegue nel corso dell’anno. Mentre due batterie del Gruppo “Aosta” marciavano, altri artiglieri avevano già iniziato una fase addestrativa legata all’Operazione “Strade Sicure”, in concorso con le Forze di Polizia. Se da un lato, dobbiamo garantire la rotazione del personale impegnato nell’Operazione, nella città di Genova, dove oramai siamo presenti da oltre quattro anni, il nostro contributo a “Strade Sicure” è cresciuto sensibilmente con il nuovo impiego di oltre cento artiglieri tra il Centro di Identificazione ed Espulsione di Torino e il raggruppamento della Val Susa. Impegni operativi che gli uomini e le donne del 1° hanno dimostrato di saper affrontare egregiamente.