La dignità in un saluto

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    Sono partito da Ovada all’1,30 e, una volta raggiunta Alessandria, ho proseguito il viaggio con il Gruppo. All’arrivo a Bolzano mi ha accolto un cielo sereno e un’aria frizzante. Dopo brevi convenevoli ci siamo dati un punto di ritrovo e… rompete le righe. Decido con mio figlio di passeggiare per il centro storico: case antiche e piazze che rievocano tempi storici.

    Mentre passeggiavamo con lo zainetto in spalla, come fosse la folgorazione sulla strada di Damasco, vediamo avvicinarsi due alti ufficiali, uno con il basco azzurro e robusta corporatura mentre al suo fianco un generale, penna bianca e fregio dorato sul cappello. Siamo a venti metri da loro, il mio sguardo si posa sulla divisa osservandola in ogni suo particolare e, dopo un cenno a mio figlio, ci ritroviamo sempre più vicino.

    A quel punto mi viene rivolto un buongiorno e un saluto informale ma deciso al cappello; dopo un breve attimo di esitazione rispondo al saluto con un filo di voce e con la mano al cappello. Dopo esserci incrociati mi volto notando che i due militari hanno ripreso a conversare allontanandosi. Mi rivolgo a mio figlio ancora colpito e, dopo alcune considerazioni, continuiamo la nostra passeggiata.

    Ho voluto far notare a mio figlio che, pur essendo un militare di leva, ho ricevuto il saluto da un soldato di grado elevato. Questo, per me, rappresenta un grande segno di rispetto.

    Paolo Rebora – Ovada (Alessandria)

    Spesso gli uomini costruiscono le grandezze umane su parametri esteriori di grado, di censo… Gli uomini veri si riconoscono dalla dignità che riconoscono alle altre persone, a prescindere da considerazioni esteriori di grado e di Censo.