L'Adunata di Torino

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    Lunedì 9 maggio 2011. Che tristezza Torino senza i “miei” Alpini. D’accordo che tutta Italia vi vuole ma io ci provo … che ne pensate di tornare a trovarci nell’anno in cui La Veja festeggerà i suoi primi 100 anni? Grazie, amici, come sempre come è naturale per gli alpini, siete meravigliosi.

    Marisa Marchese – San Mauro Torinese

    Mentre ancora state sfilando vorrei ringraziarvi. Una brutta caduta mi blocca in casa, però sottocasa un gruppo di alpini ha messo una piccola tendopoli. Non ho capito da dove arrivassero, adesso hanno già smontato tutto. È stata una grande compagnia con i loro canti dopo pranzo e cena. Questa mattina un cappellano, su un piccolo tavolino, ha detto messa. Grazie!!!

    Laura Bellino

    Benvenuti alpini: un chiasso e un colore così belli, sani, pieni di vita e di storia. All’inizio mio figlio ha provato a contarvi, ma dopo venti metri ha dovuto arrendersi. Bel sole, brezza, e quanti striscioni, quanti tricolori per le nostre strade. Sono davvero felice che la nostra città abbia saputo accogliervi così bene. Quando il mio sguardo incrociava il vostro vi sorridevo e voi rispondevate al sorriso. Nel contempo, continuavano ad affacciarsi nella mia mente immagini di alpini di altri tempi e di altri luoghi: certe foto della ritirata di Russia (con le testimonianze di Eugenio Corti, o di don Gnocchi) certe immagini assai più recenti dell’Afghanistan. Più vi guardavo, più mi sentivo riconoscente.

    Laura Blandino Patrone – Torino

    Dopo le tante emozioni che riserva l’adunata, quest’anno sono dovuto ricorrere alle prestazioni mediche. Desidero ringraziare tutti: chi mi ha aperto la transenna e tutti quelli che in pochi minuti mi seguivano e rincuoravano. Ho avuto modo di constatare la comprensione, la gentilezza e l’umanità che distinguono questi volontari. Il personale del Pronto Soccorso (Ospedale Mauriziano) merita un grande e caloroso grazie. Durante il trasporto all’ospedale l’ambulanza, seppure con sirena, nel sorpassare il “solito trabiccolo” ha avuto delle difficoltà a trovare lo spazio per proseguire.

    Giovanni Garbin – Schio

    Ufficiale di complemento, 184° Corso, oggi ufficiale dei carabinieri, da piemontese ringrazio l’ANA che mi ha offerto l’orgoglio di sfilare nella mia regione. Risentire la fanfara della Taurinense e vedere la compagnia del 3° è stata per me un’emozione unica nella mia Torino, prima capitale dell’Italia unita. L’esercito è stato per me una esclusiva palestra formativa di vita e mi ha insegnato il valore della solidarietà, che connota in modo peculiare tutti noi militari. Il calore e l’affetto della popolazione piemontese ha confermato che l’Italia ha bisogno tuttora degli alpini.

    Andrea Poletto – Verbania

    Mercoledì 4 maggio a Brescia è una bella ed assolata giornata di primavera. Attraverso, con alcuni colleghi, lungo lo stradone del mio ufficio e vedo un giovane che pedala su una bicicletta munita di un traino. Indossa vestiti sportivi di colore verde militare, con un grosso zaino sulle spalle sul quale scopro, appoggiato, il cappello alpino. Mi sorge spontanea la domanda: “Ma pedali fino a Torino?”. La risposta è serena e asciutta: “L’idea è quella”. I colleghi mi fanno notare che pedala con una gamba sola.

    Davide Guerini – Brescia

    L’adunata di Torino è stata epica e toccante. Mi pare bello segnalare la partecipazione di tutta una città e rilevare, fra le molte cose apprezzabili, un cospicuo numero di ufficiali superiori che, schierati a fianco del reparto in armi prima della tribuna d’onore, applaudiva alle nove di sera le ultime frange della sfilata. Un appunto circa la sguaiataggine di alcune scritte sulle magliette poste in vendita sulle bancarelle: purtroppo l’imbarbarimento dei costumi porta anche queste cose cui è difficile porre rimedio.

    Emanuele Tabasso

    Torino ci ha riservato un’accoglienza regale. Per nulla intimiditi dall’elegante architettura dei viali e ancor meno dai severi volti dei numerosi personaggi che dall’alto dei loro piedistalli presidiano piazze e giardini ci siamo sentiti subito a casa nostra. Era un ritorno alla capitale sabauda dove 150 anni fa si concretizzò il sogno secolare di trasformare un’espressione geografica in uno Stato. I torinesi hanno risposto alla grande all’invasione delle penne nere. Sono scesi in piazza, nelle vie, lungo i giardini ed hanno imbandierato la città. Era festa per tutti. Si sentiva crescere l’affiatamento e il bisogno di cantare “Fratelli d’Italia”. Giornate memorabili, forse irripetibili, da conservare nell’albo d’oro dell’ANA. Grazie Torino.