In ricordo di Matteo Miotto

    0
    54

    È la sera del 31 dicembre. Matteo Miotto alpino del 7º è morto. Guardo con malinconia il mio cappello con l’emblema del 7º e ne sento il peso. Penso alla telefonata di auguri che ci sarebbe stata sicuramente questa sera e che invece un proiettile ha tragicamente impedito. Le luci che si sforzano di colorare questi giorni di festa mi sembrano totalmente estranee. Ora non c’è festa. Penso alla mamma, ai famigliari di Matteo. Vorrei dire loro qualcosa. Ma cosa?

    Paolo Marchetti Gruppo Arzignano (VI)

    Questo pomeriggio, con enorme tristezza, in sede ho messo il Tricolore a mezz’asta. Fervono i preparativi per il cenone di stasera. Non è il momento di pensare a quella che ci sembra un’assurdità, l’incarico impossibile che è stato dato ai nostri soldati. Ci penseremo dopo. Ora è solo il momento della tristezza.

    Dario Burresi Trieste

    Matteo Miotto è morto per aver portato la luce della speranza, per aver combattuto per dare la possibilità a tanti altri uomini e donne di essere domani liberi e felici. Eppure, davanti alla sua morte non c’è che il silenzio, un silenzio che ciascuno deve riempire con una preghiera, una riflessione, un pensiero.

    Roberto Ciambetti

    Sì, in queste circostanze contano solo il silenzio, la solidarietà umana, la partecipazione. È quello che abbiamo sentito a Thiene durante i funerali. E aggiungo, tante lacrime.

    Pubblicato sul numero di febbraio 2011 de L’Alpino.