In guerra qual è la parte sbagliata?

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    Se ne parla.

    C’è stato un fenomeno ricorrente nella storia dell’immediato dopoguerra dei due conflitti mondiali: la colpevolizzazione dei reduci. Dopo la Grande Guerra durò poco, perché il regime che si andava instaurando fece leva anche proprio sul malcontento degli ex combattenti. Molto meno vistoso ma molto più lungo questo
    fenomeno è stato nel secondo dopoguerra, e pare che ancor oggi se ne subiscano gli influssi.
    Per decenni, forse per compiacere i nostri nuovi alleati, l’Italia ufficiale ha ufficialmente trascurato o, peggio, dimenticato i soldati che per tener fede al proprio giuramento si sacrificarono a Cefalonia, a Corfù, nei campi di internamento. Il presidente della Repubblica Ciampi sostiene che è tempo di chiudere il duello infinito tra vincitori e vinti, ma mentre assistiamo alle polemiche che ancora oggi scaturiscono da queste proposte, la cronaca ci fornisce esempi sui quali meditare. Soffermiamoci sugli ultimi due: uno di fonte politica, l’altro di fonte storica. Il ministro della Difesa Antonio Martino, durante la commemorazione dei Caduti al Sacrario di El Alamein, presente lo stesso capo dello Stato, disse di voler rendere omaggio ai soldati italiani anche se combattevano dalla parte sbagliata .
    Dunque, quei magnifici eroi, che ancor oggi i nostri ex nemici e ora alleati onorano per il senso del dovere dimostrato, avevano tutti torto?Ed erano dalla parte sbagliata anche coloro che furono mandati in Grecia, in Russia e, prima ancora, in Africa?Avrebbero potuto scegliere?
    E i nostri alpini che si apprestano a partire per l’Afghanistan, da che parte stanno, signor ministro?E quelli che sono in Bosnia, che tipo di pace difendono: una pace giusta o una pace sbagliata?
    Sarà il caso di dirglielo, tanto per sgombrare il campo da revisionismi prossimi venturi che potrebbero colpevolizzarli, una volta tornati in patria. O scoprire, fra qualche anno o decennio, di essere stati dalla parte di chi aveva torto. Sull’onda di questa teoria si è allineato anche il Dizionario storico uscito di recente, in cui si afferma che il Sacrario di El Alamein sarebbe un luogo della memoria nazionalista e militarista . Ben gli sta a quei 43mila Caduti italiani, caduti a El Alamein, dunque. E, perchè no?anche a tutti gli altri, degli altri fronti, a quelli che non sono più tornati dalla parte sbagliata . Molti non sapevano neanche cosa significasse essere militaristi e nazionalisti; tutti sarebbero stati volentieri a
    casa, se il senso del dovere non li avesse spinti a obbedire a un ordine partito dalla scrivania alla quale siede oggi lei, signor ministro.
    Non c’è parte sbagliata, quando si muore per fedeltà alla Patria. Ci sono, talvolta, parole sbagliate