Il ruolo essenziale del volontariato

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    Ricordiamo, dominati da un sentimento misto di nostalgia e di orgoglio, una data che segnerà una svolta importante nella vita, nell’organizzazione e nella considerazione della nostra Sezione alpina: 25 gennaio 1986. Venticinque anni di vita associativa, di volontariato e di impegno sociale al servizio del Paese. Parlare oggi di Protezione civile è parlare, ricordare e descrivere i Nu.Vol.A. (Nuclei di Volontariato Alpino), felice acronimo creato dall’allora presidente della Sezione Nereo Cavazzani, capace di evocare orizzonti lontani, cieli aperti e le altezze incontaminate delle Alpi. Esso è divenuto, nel tempo, familiare nella nostra Associazione, nelle Istituzioni dello Stato e nella gente che in cinque lustri ne hanno chiesto, con fiducia sempre crescente, l’intervento durante le emergenze naturali che – quasi con frequenza periodica – si sono abbattute sulla penisola.

    Gli alpini che ne fanno parte si sono guadagnati l’ammirazione, la riconoscenza e la gratitudine di tutti coloro che sono stati colpiti da calamità. Le tradizioni civili e le virtù caratteriali di questi uomini e donne che affondano le proprie radici nella storia delle loro vallate alpine sono e rappresentano garanzia e certezza di contenuto etico. L’allarme e la partenza avvenivano in poche ore.

    Questi impareggiabili alpini partivano con i loro automezzi privati caricandovi tutto ciò che poteva servire: picconi, badile, motoseghe. Erano gli attrezzi personali che abitudinariamente impiegavano. L’equipaggiamento era rappresentato da quello che quotidianamente indossavano: scarponi, maglioni, giacche a vento. Quando giungevano sulla tragedia era un carosello di colori, di braccia sudate, di sguardi risoluti che ne attestavano la presenza e il lavoro. Un solo elemento era comune a tutti: il loro prezioso, irrinunciabile cappello alpino. Mai stanchi, mai domi sotto la pioggia, nel fango, nel sole cocente. Operosi e infaticabili rincuoravano la gente sofferente che tornava a sorridere nella certezza che ormai il peggio era passato. Non erano più soli. Il 15 ottobre 2011, abbiamo suggellato i nostri 25 anni di operosa, generosa esistenza proiettandoci, con consapevole sicurezza, verso una raggiunta (anche se perfettibile) organizzazione.

    Il convegno al Mart di Rovereto, dove è stato celebrato questo quarto di secolo di vita della P.C. della sezione ANA trentina s’è concluso con un giusto richiamo alle prospettive – e non solo operative – che attendono in futuro la P.C. nazionale. Ha esordito il direttore responsabile della rivista “La Protezione Civile Italiana”; Franco Pasargiklian – nella circostanza attento moderatore – il quale ha rilevato: “Il 25° anniversario dei Nu.Vol.A. non è stato solo occasione di celebrazione di una importante data ma è stata l’occasione (forse) unica, per affrontare temi di grande rilevanza e attualità in materia di Protezione civile”. Il presidente della Sezione, Maurizio Pinamonti, ha ricordato che “gli alpini nel loro passato, oltre che segnare memorabili pagine di storia, si sono sempre resi disponibili ad accorrere, sempre pronti a soccorrere il prossimo in difficoltà.

    Questo modo di operare è un “marchio indelebile”, fa parte del nostro DNA alpino”. Pinamonti ha continuato dicendo che dopo venticinque anni quasi tutto è cambiato, grazie alle capacità dei volontari e in modo particolare, al sostanziale apporto e contributo della Provincia Autonoma di Trento, al presidente Lorenzo Dellai in primo luogo ed ai dirigenti del servizio che hanno intuito e sostenuto il grande valore della nostra Protezione civile ANA di Trento. I tempi cambiano, all’interno della nostra Associazione stiamo affrontando un importante tema: il futuro associativo. Ma la Protezione civile sarà certamente uno dei pilastri importanti per continuare a scrivere ulteriori pagine della nostra storia.

    Ha fatto seguito il presidente della Protezione civile ANA Trento, Giuliano Mattei: “L’inizio della nostra avventura non è stato semplice. Eravamo cosa nuova, ma sono bastati pochi interventi di emergenza per capire che eravamo diventati fondamentali per il sistema di Protezione civile provinciale, dove ci eravamo inseriti a pieno titolo, nella nuova legge provinciale di P.C. in sinergia con altre forze di volontariato. Per arrivare a ciò abbiamo dato prova di serietà, affidabilità e professionalità. Il volontariato, se ben gestito, è un enorme investimento per tutta la società”. L’intervento del dirigente generale della Protezione civile della P.A.T., ing. Raffaele De Col, è stato incentrato sul sistema trentino della P.C., articolato in tre settori di competenza: Vigili del Fuoco (parte interventistica), la CRI (Sussistenza), Psicologi per i Popoli, Scuola Provinciale Cani da Ricerca e la Protezione civile ANA di Trento (parte logistica).

    Questo sistema particolare è stato assunto da parte del dipartimento provinciale della Protezione civile quale capofila, per il coordinamento degli interventi in materia di P.C. a livello nazionale. Sistema questo difficilmente esportabile in altri Paesi. Il responsabile nazionale della Protezione civile dell’ANA, Giuseppe Bonaldi, ha ricordato che è stata costituita, a livello nazionale, una “Colonna Mobile” articolata nei seguenti moduli operativi: logistico, sanitario, alpinistico, trasmissioni, U.C.S. (Unità Cinofile Soccorso), informatico, subacqueo, idrogeologico e antincendio boschivo.

    Il delegato del dipartimento nazionale di Protezione civile, dott. Roberto Giarola, ha tenuto una esauriente disamina relativa al regolamento di attuazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Le parole altamente significative ed elogiative per i volontari della Protezione civile ANA di Trento premiati dal presidente della Provinia autonoma Lorenzo Dellai, hanno concluso il Convegno. Ha opportunamente tenuto a rimarcare che “questa crisi economica è più difficile da affrontare perché mancano i valori e la capacità di stare assieme. Voi alpini siete esempio di serietà, sobrietà e laboriosità. Dal vostro volontariato è possibile partire per la ricostruzione morale del Paese”.

    Aurelio De Maria