Il “Giorno del ricordo”, a Basovizza

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    L’inverno sul Carso, col gelo e la bora, non è certo roba da scherzare! Negli ultimi due o tre anni l’hanno sperimentato gli alpini che sono venuti a Basovizza a rendere omaggio alle vittime delle Foibe nel Giorno del Ricordo (10 febbraio). Gelo, neve e tormenta anche alla commemorazione dell’anno scorso alla quale ha partecipato il presidente Perona che, prima di terminare il suo mandato, ha voluto ancora una volta con la sua presenza e con la presenza del Labaro onorare le vittime della Foiba di Basovizza.

     

    Il sabato Perona era stato accolto dal presidente della sezione Fabio Ortolani nella sede ANA per il rancio sezionale cui hanno anche partecipato il prefetto di Trieste Francesca Adelaide Garufi, il comandante dell’Esercito in Friuli Venezia Giulia, gen. Federico Maria Pellegatti, il gen. Ignazio Gamba comandante della “Julia”, l’assessore Emiliano Edera in rappresentanza del sindaco di Trieste e i consiglieri nazionali Lavizzari e Superina.

    L’indomani, domenica 10 febbraio, la cerimonia è stata eccezionale per il numero dei partecipanti delle Associazioni degli esuli giuliani, fiumani e dalmati e delle Associazioni d’Arma; ma soprattutto per il numero degli alpini presenti: circa 400, di cui 350 provenienti da varie parti d’Italia e qualcuno anche dall’estero, più una cinquantina di alpini triestini.

    Erano schierati 21 vessilli sezionali e 126 gagliardetti di Gruppo. Ha partecipato per la prima volta anche una compagnia di 60 allievi ufficiali della Scuola Militare Nunziatella con un picchetto armato. A causa delle prossime elezioni non ha presenziato nessuna autorità politica da Roma… ma nessuno sembra averne sentito la mancanza, viste alcune esperienze decisamente negative degli anni scorsi.

    La cerimonia si è svolta velocemente e senza intoppi: alzabandiera, onore alle vittime delle Foibe con deposizione di due corone d’alloro, Messa celebrata dal vescovo, discorsi – tra cui molto apprezzato quello del sindaco di Trieste Roberto Cosolini – tutti “alpinamente” brevi, ed infine alcune toccanti testimonianze di parenti di infoibati e degli esuli.

    Finita la cerimonia alcuni si sono recati a visitare l’Abisso Plutone, foiba ancora aperta vicino a Basovizza. In essa furono gettati una ventina di italiani nel 1945. Altri hanno preferito visitare l’ex-campo profughi di Padriciano, ora trasformato in museo dell’esodo. Altri ancora a deporre una corona d’alloro alla Foiba 149 di Opicina, altro tremendo sepolcro di decine e decine di vittime della pulizia etnica slavo-comunista del maggio del 1945. Ed infine, per tirarsi un po’ su di morale dopo la testimonianza di tanto dolore: tutti gli alpini in una tipica “hostaria” carsica per un po’ di ristoro offerto dalla sezione di Trieste, con la “jota” (tipica minestra invernale triestina), pastasciutta, prosciutto caldo, salame… e qualche goccia di vino per chi non aveva da guidare.

    Dario Burresi