Il fascino discreto del “Sentiero della Memoria”

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    Ecco uno degli esempi di contenitore assolutamente all’altezza del contenuto: è il nuovo Museo biellese degli alpini “Il Sentiero della Memoria”. È un museo che viene da lontano, dal successo di una mostra delle Truppe alpine allestita nel 1952 in piazza Curiel ed inaugurata dall’allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi.

     

    Sull’onda del successo, gli alpini si sono messi al lavoro di raccolta e il museo si concretizzerà nella nuova sede di via Delleani, nel 1970, e prenderà il nome di Museo delle Truppe alpine “Mario Balocco”. Era già una realizzazione unica, per quel tempo, grazie alla volontà dell’allora presidente Alvise Mosca, del consiglio sezionale e degli alpini biellesi. La ricerca storica di materiali e scenografica fu affidata all’architetto Giuseppe Cavallo. Oggi il museo, trasferito nella nuova sede di via Ferruccio Nazionale, è un’opera stupenda, che rende onore al lavoro degli alpini e al loro sforzo economico per realizzare una struttura moderna in grado da armonizzare l’architettura e i contenuti.

    L’impatto è eccezionale. Ci si trova di fronte ad una scenografia moderna, asciutta, senza fronzoli od orpelli. Nella prima sala il discorso tematico del Museo. In onore al 150° dell’Unità d’Italia l’arrivo di Garibaldi a Biella, documenti, divise che testimoniano l’incontro del generale con le autorità cittadine, la dislocazione e la permanenza dei garibaldini nel biellese. I profili delle prealpi biellesi, ricavate in acciaio Corten trattato, sono fondali del percorso della costituzione delle Truppe alpine. Per gli alpini il cappello è tutto. Dimenticarlo, o peggio ancora perderlo, è come perdere l’anima. Ma come nascono e chi li produce i cappelli alpini? Nel territorio biellese, grazie al Cappellificio Cervo, che dal 1873 è il fornitore ufficiale per le Truppe alpine.

    Il Museo testimonia questa eccellenza con macchinari, materiali e stampi dell’epoca e di oggi. La disposizione dei cimeli e dei reperti, vere e proprie verità storiche, colpisce il visitatore. È un percorso museale che emoziona e affascina, dove il legno e l’acciaio, che di volta in volta prende le forme volute dagli ideatori, la fanno da padroni. Il soppalco che troneggia in mezzo al Museo, con una brillante idea, viene trasformato nella lunga tradotta “che porta al confine migliaia di alpini”. Commovente percorrere quel vagone, rivedere i volti, gli oggetti e le divise “della meglio gioventù che va sottoterra”.

    All’inaugurazione ha guidato autorità e invitati il direttore del museo Marco Fulcheri, presenti il presidente nazionale Corrado Perona e il presidente sezionale Edoardo Gaja, i consiglieri nazionali Chiofalo, Cisilin, Lavizzari e Zorio, i presidenti delle sezioni di Casale Ravera, di Domodossola Grossi, di Torino Revello, di Novara Palombo, di Vercelli Medri e Benedetti, capogruppo di Viareggio in rappresentanza di Canini, presidente della sezione Pisa-Lucca-Livorno. Fra le autorità i generali Novelli, Rondano, Figliuolo e Basset, il senatore Pichetto, il prefetto Missineo, il sindaco Gentile, il presidente della Provincia Simonetti, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio Squillario. Poi ancora, Romiti e Borrione dello storico cappellificio Cervo.

    Al cappellano sezionale don Remo il compito di entrare nel vivo della cerimonia con la benedizione. Brevi ed estremamente chiari gli interventi degli oratori. Fulcheri ha tracciato un parallelo sulla storia del museo; l’alpino arch. Ferraris si è soffermato sulla creazione di una struttura innovativa e di grande effetto; il presidente dell’Accademia d’Arte di Firenze, Travagli, ha parlato del progetto luci, di grande effetto, ideato per il museo.

    Nel suo intervento il presidente Gaja ha ricordato la determinazione dell’intera Sezione all’acquisto della nuova sede, condizione fondamentale per dar vita ad un museo, patrimonio storico culturale, non solo per gli alpini ma per l’intero territorio biellese. Perona ha ringraziato il “suo” presidente Gaja, per la forza e la lungimiranza nell’aver guidato la Sezione in questa difficile ma stupenda impresa. “Rinnovarsi – ha concluso – per proseguire nel nostro cammino”.

    Enzo Grosso