I tre colori: storia di straordinario patriottismo

    0
    249

     

    Il Tricolore fu adottato come bandiera a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797 dal Parlamento della Repubblica Cispadana su proposta di Giuseppe Compagnoni come riporta il verbale della seduta: “(…) Compagnoni fa mozione che lo stemma della Repubblica sia innalzato in tutti quei luoghi nei quali è solito che si tenga lo Stemma della Sovranità. Decretato. Fa pure mozione che si renda Universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori, Verde, Bianco e Rosso e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti. Viene decretato”.

    Compagnoni, nato a Lugo di Romagna, prima di diventare un deputato fu un abate di idee illuministe che insegnava all’antico collegio detto della Viola , fondato dal cardinale biellese Bonifacio Ferrero nel lontano 1540, quando era Legato a Bologna. Tra gli ospiti del collegio c’era l’astigiano Giovanni Battista Maria Gaetano De Rolandis chiamato più semplicemente Zuanin che aveva frequentato l’Accademia Militare di Torino ed era stato poi instradato agli studi di teologia che seguiva all’Università Alma Mater di Bologna. Fu qui che incontrò Luigi Zamboni, giovane e intraprendente laureando in legge, che aveva prestato servizio nell’esercito francese e, oltralpe, era entrato in contatto con le ventate rivoluzionarie e con persone come il camaleontico Antoine Christophe Saliceti, un italo-francese legato a Napoleone Bonaparte.

    A Bologna De Rolandis e Zamboni, divenuti amici, frequentavano il Caffè degli Stelloni , un luogo di fermento politico e culturale frequentato da molti giovani che condividevano le idee innovatrici. Fu in quel crogiolo che si sviluppò lo slancio patriottico e rivoluzionario che si tradusse nel tentativo di stimolare la popolazione felsinea alla sollevazione contro lo Stato della Chiesa, accusato di crudele assolutismo imposto con l’appoggio della Santa Inquisizione.

    I preparativi per la sommossa, prevista nel settembre 1794, vennero seccamente frustrati dalla richiesta dell’emissario del governo francese che chiese una più accurata organizzazione e di attendere la primavera successiva (Napoleone era alle porte). Fu un affronto all’impulso patriottico: Zamboni e De Rolandis e i pochi seguaci decisero di agire da soli, ma nella notte del 13 novembre, scoperti perché traditi, furono inseguiti e arrestati dalle guardie.

    Zamboni morì impiccato in carcere a ventitré anni, nell’agosto 1795; il ventiduenne De Rolandis fu processato e condannato a morte per impiccagione: la sentenza fu eseguita il 23 aprile 1796 sulla Montagnola della piazza del Mercato di Bologna. Sembra che avessero, tra l’altro, distribuito al popolo volantini inneggianti alla libertà e coccarde tricolori, verdi, rosse e bianche (il blu francese era stato sostituito dal colore della speranza), anche se alcuni dicono si trattasse di un bicolore bianco e rosso, scelto in ossequio alle loro città natali.

    Il 19 giugno 1796 Napoleone entrò a Bologna, cacciò i componenti del Tribunale dell’Inquisizione e sequestrò i beni della Chiesa. Poco dopo nacque in città il Circolo Costituzionale che aspirava al nuovo ordine sociale e che, il 6 gennaio 1798, celebrò De Rolandis e Zamboni come martiri della libertà, ordinando che un’urna con i loro resti fosse posta sull’alta Colonna del Mercato, alla Montagnola.

    Tra i fermenti del periodo, i colori della coccarda divennero il segno di riconoscimento del movimento patriottico. Si rintracciano nell’ottobre 1796, quando alla neonata Legione Lombarda fu assegnata la bandiera bianca, rossa e verde (il bianco e il rosso sono, tra l’altro, i colori di Milano e il verde era il colore delle giubbe della Guardia Civica Milanese) e poi nel vessillo della Repubblica Cispadana del gennaio 1797: quel rosso, bianco e verde proposto dal Compagnoni, amico di Zamboni e De Rolandis.

    Se è dunque chiaro che sul finire del Settecento il tricolore fece la sua apparizione, più incerto fu l’ordine dei colori nella futura bandiera italiana. Si nota infatti che il vessillo della Repubblica Cispadana reca i colori, nell’ordine: rosso, bianco, verde e che gli stessi, nel medesimo ordine, si rinvengono nelle piccole bandiere dello stemma al centro del vessillo. È invece precedente di qualche mese (18 ottobre 1796) il documento del Senato provvisorio bolognese, conservato all’Archivio di Stato di Bologna, nel quale si legge: “Richiesto quali siano i colori Nazionali per formare una bandiera si è risposto il Verde, il Bianco ed il Rosso”.

    Un’ordinanza della Municipalità provvisoria del dipartimento del Serio, datata 15 luglio 1797, recita: “In nome della Repubblica Cisalpina (…) ordina a tutti gli individui indistintamente dell’uno e dell’altro sesso, che portar debbano visibilmente la Coccarda di Libertà a tre colori Nazionali Rosso, Bianco, Verde (…)”. In quest’ultimo caso, però, si parla di coccarda, che oggi come allora ha i colori nel medesimo ordine: il più esterno è il rosso, quindi il bianco e al centro il verde.

    Matteo Martin


    Nel volume del 1862, Congiura e morte di Luigi Zamboni e di Giovanni Battista De Rolandis tratta da documenti autentici , Augusto Aglebert narra di come, durante il processo, l’accusa incalzasse anche parenti e amici per ottenere una dichiarazione che li incriminasse. Ed è proprio in una di queste testimonianze che si parla dei tricolori delle coccarde.

    Non si acquietava il processante, all’esplicita dichiarazione di Zamboni il quale protestò ch’era sua intenzione non voler far la scimmia ai colori di Francia! (Vol. 1, pag. 399, Es. Zamboni) . Non fidava totalmente del Succi che depose essere volontà assoluta del Zamboni che nel manifesto della rivoluzione si dovesse mostrare al popolo, non fosse maneggio de’ francesi, cosi ne’ colori non si dovessero usare quelli di Francia (Proc. Vol. 1, pag. 669. Es. 10 dic. 1794) . Pur tuttavia angustiato l’astuto fiscale, oppresso dalla smania di scoprir cose arcane, pensò rivolgere le sue armi contro le donne ch’ei sospettava aver lavorato nella confezione delle insegne. L’Angelica Lorenzini Montignani, amante di De Rolandis, e la Barbara Borghi mantennero, malgrado i tormenti, il preconcetto sistema di assoluta negativa. Ma la Geltrude Nanari, vedova Pirotti, esaminata ad istanza del Bargello, confessò aver avuto dalla Zamboni del cavadino verde, e della roba bianca e rossa per far rosettine della grandezza circa due volte un baioccone di rame (Proc. Vol. 1, pag. 577) .

    Pubblicato sul numero di febbraio 2011 de L’Alpino.