Dedicato a De Giuli il Museo del Montozzo

    0
    250

    Ancora una volta la numerosa famiglia degli alpini camuni si è ritrovata al Montozzo, nel luogo che rappresenta la testimonianza di quel villaggio posto a baluardo e difesa dei territori sottostanti durante la Grande Guerra, le cui trincee, ricoveri e depositi scavati nella montagna sono stati recuperati dagli alpini di tante Sezioni e dagli stessi alpini in armi.

    Per questo giustamente si dice che quel pianoro, circondato da creste e dirupi, è un museo a cielo aperto, accanto al quale, in un moderna costruzione, è stata allestita una rassegna di reperti e documenti che costituiscono un piccolo museo a compendio di quello recuperato sulla montagna in quattro anni di lavoro. Si deve tutto all’impegno e alla passione di Gianni De Giuli, che per oltre trent’anni è stato il presidente della Sezione. A lui si deve il rilancio del pellegrinaggio sull’Adamello, dove ha celebrato anche papa Wojtyla e, più volte, il cardinale Giovanni Battista Re, che è nativo di Breno.

    A pochi mesi dalla sua scomparsa, d’intesa con il presidente della Sezione Giacomo Cappellini, gli alpini del gruppo di Pezzo, che ne sono i custodi, hanno voluto dedicare il museo a Gianni De Giuli, per legare il suo nome a questi luoghi. In una giornata di sole, che ancor più invitava i convenuti ad ammirare la maestosità delle cime e i colori di una flora che impreziosiva i fianchi della montagna, si è svolta la coinvolgente cerimonia di intitolazione, presenti autorità civili e militari, dei rappresentanti delle sezioni di Brescia con il presidente Forlani, di Salò e Bergamo, e tantissimi gagliardetti. Una Messa è stata celebrata da mons. Franco Corbelli, parroco di Breno e vicario episcopale unitamente ai cappellani don Franco Gelmi, don Ermanno Magnolini e don Antonio Leoncelli.

    Al termine, il capogruppo di Pezzo Floriano Zampatti ha ricordato l’impegno del presidente De Giuli per non vedere disperse le tracce di quell’eredità storica legata ai fratelli Calvi e alla loro madre, zia di De Giuli. Analoghe testimonianze di gratitudine nei confronti di De Giuli sono state espresse dal presidente della Comunità Montana Corrado Tomasi e dal sindaco di Ponte di Legno Mario Bezzi. A tutti ha rivolto il saluto della Sezione il presidente Cappellini, che si è rivolto in particolare alla figlia di De Giuli, Ines, la cui presenza “ha reso più concreta la presenza di suo padre, in questo luogo a lui tanto caro”.

    Si è quindi proceduto allo scoprimento della targa di intitolazione del museo del Montozzo a Gianni De Giuli da parte del capogruppo di Pezzo e della figlia Ines, che, stringeva al cuore il cappello del padre, quasi a trovare in questo gesto la forza per vincere il dolore ancora vivo e reso ancora più profondo dalla successiva perdita anche della mamma, scomparsa pochi giorni dopo il marito.

    “Il suo cappello è qui – ha detto Ines – il suo zaino è qui: fatto come l’ha lasciato lui, l’ultima volta che è salito sulle sue montagne”. Ed ha aggiunto: “Il suo cuore è nel cuore di tutti i suoi alpini che gli hanno voluto bene come lui ne ha voluto loro facendoli diventare la sua famiglia, a tutti, indistintamente ha regalato il suo amore, la sua bontà d’animo, la sua lealtà. Per me oggi è qui con noi”. Ed ha concluso: “Questo museo l’ha voluto, nel rispetto e alla memoria dei tanti giovani che, su queste montagne sono andati avanti, lasciando mamme orgogliose dei loro figli Caduti per la patria.

    L’ha voluto nel ricordo che sempre lo ha accompagnato per tutta la sua vita, della sua nonna, la nonna Calvi che, dopo aver perso i 4 figli maschi nella grande guerra, per non impazzire dal dolore, si chiuse nella sua casa di Piazza Brembana e, di notte, suonava il piano per non lasciarsi spezzare il cuore da quel dolore così profondo”. Le emozioni dei presenti si sono sciolte in un lungo applauso e nell’abbraccio affettuoso e commosso che il presidente ha dato a Ines a nome di tutti gli alpini.

    Nicola Stivala