Benvenuti Alpini!

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    Per gentile concessione de “Il Piccolo” di Trieste pubblichiamo il saluto agli alpini di Manlio Cecovini, un saluto che ben rispecchia lo spirito con il quale la città si preparava ad accogliere le penne nere nel 50° del ritorno all’Italia, riportato fra i tanti altri servizi giornalistici e di cronaca dal quotidiano alla vigilia dell’adunata. Classe 1914, avvocato, magistrato, parlamentare europeo, ma soprattutto ufficiale d’artiglieria alpina e triestino, Cecovini è autore di decine di opere di narrativa, di saggi e memorie, scrittore “nuovo”, che si inserisce “nella gloriosa tradizione degli scrittori giuliani”.

    Proprio nei giorni dell’adunata, abbinato al quotidiano triestino, è uscito a cura della Biblioteca del Piccolo Trieste d’Autore, “ Ponte Perati – La Julia in Grecia”. È un libro prezioso, che si apre con la storia della drammatica campagna di Grecia scritta con il rigore dello studioso, nel linguaggio semplice e chiaro del grande narratore, “come l’ha vista il soldato combattente, l’alpino oscuro e tenace, senza retorica e senza deformazioni utilitarie”. Cecovini è un testimone della vita e della storia del Novecento, memoria critica d’un secolo passato fra tragedie ed esultanze attraverso Trieste e la sua gente indomita dal carattere duro come il Carso ma lo sguardo rivolto all’infinito spazio del suo bel mare.

    DI MANLIO CECOVINI

    Benvenuti Alpini! Benvenuti a Trieste, fratelli alpini! Trieste città di mare, porto franco europeo: sono quasi luoghi comuni. Pochi invece ricordano che da sempre i triestini sono stati marittimi e insieme montanari. Sportivi in ogni senso: ginnastica, società nautiche, canottieri, velisti, nuotatori, ma soprattutto escursionisti, sciatori, rocciatori. Chi non ricorda Julius Kugy. Scopritore e cantore delle Alpi Giulie, e poi sulle Dolomiti, e poi ancora sui colossi delle Alpi orientali, Cervino, Monte Bianco, Monte Rosa… I suoi meravigliosi libri di montagna furono scritti in tedesco, la lingua dei suoi studi. Ma da giovane avvocato nella Trieste austriaca usò la lingua italiana, e nel parlare privato parlò sempre il triestino. Amava la musica e donò ai Padri Meticaristi un organo, sul quale ogni domenica teneva concerti pubblici del «divino Palestrina».

    Lo sci pionieristico ebbe a Trieste cultori immediati. Corvara e Tarvisio furono scoperte triestine. Chi non ricorda i «treni bianchi»?Ci si alzava di notte per sciare qualche ora sui campi del Tarvisiano, frequentati anche dal Duca d’Aosta, poi morto sull’Amba Alagi, nella infelice campagna imperialista di Mussolini. Nelle altre stagioni, tutti in Val Rosandra, palestra di roccia fra le prime in Italia, nella quale si formarono sestogradisti di fama mondiale, come il celeberrimo Comici, come Cozzolino, entrambi caduti sulla roccia; come Bruno Crepaz, inghiottito in una voragine di ghiaccio sull’Himalaya, dopo un’arrampicata di estrema difficoltà e fatica.

    E le nostre ragazze?Silvia Strukel, campionessa italiana di nuoto e sciatrice di fondo imbattibile sulle nostre nevi. Montagne, montagne! Da ragazzo calcai le Giulie, poi frequentai la palestra di Val Rosandra sulle cui pareti si arrampicava anche Gianni Stuparich, medaglia d’oro della prima guerra mondiale, schermidore e scrittore di fama europea. Volevo essere anch’io alpino; anticipando la chiamata di leva mentre frequentavo il secondo anno di studi di legge, seguii il corso di allievo ufficiale di complemento nella scuola di Bra, batteria alpina.

    Quando ci si incontrava nelle esercitazioni in montagna ci si scambiavano saluti al grido di «cunici» (così chiamavamo gli alpini per quel loro modo di rotolarsi a salti giù per i pendii sotto gli enormi zaini affardellati); e loro ci chiamavano « panzelonghe». Provenivamo tutti dalle stesse valli montane, i più alti andavano nell’artiglieria di montagna, i più piccoli nella fanteria, cioè gli alpini. La mia esperienza di guerra con la Divisione Alpina Julia fu sul fronte greco, dove la Divisione fu decorata con la prima Medaglia d’Oro, la seconda se la guadagnò in Russia, ma io non vi partecipai perché come magistrato fui mandato in licenza illimitata per sopperire alle necessità di servizio giudiziario, rese necessarie da uno strabiliante provvedimento di riforma del processo, emanato dal governo fascista nel bel mezzo della guerra.

    Per questo io uso dire: alla Giustizia non devo nulla, fuorché la vita. Ho due figli: uno ufficiale degli alpini, l’altro fante. Fratelli alpini, godetevi, in queste memorabili giornate, la città di Trieste: siete a casa vostra. Marciate, cantate, fate baldoria, festeggiate gli incontri con gli antichi compagni d’arme, fatevi altri amici, ma non dimenticate la massima che cidistingue: «Alpin fa grado!».

    da “Il Piccolo”, per gentile concessione.