“Alzabandiera!”, ed è già Adunata

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    “Alzabandiera!”: tre squilli di tromba rompono il brusìo di piazza Castello ed è già Adunata. E mentre il Tricolore, la bandiera con la corona di stelle dorate in campo blu, simbolo dell’unità dell’Europa, e quella con i colori di Torino salgono lentamente sui pennoni, la fanfara della brigata Taurinense intona l’inno di Mameli. Sono le nove di venerdì mattina e questo è il primo atto ufficiale dell’84ª Adunata nazionale degli alpini a Torino.

    Una compagnia in armi del 3° reggimento Alpini, i vessilli delle Sezioni in Italia e di quelle all’estero, centinaia di gagliardetti sono schierati sull’ampia piazza cuore della Torino storica, fra Palazzo Reale e Palazzo Madama sede del primo Parlamento italiano costituito “per il bene del Paese”. Fanno corona qualche migliaio di torinesi che non hanno mancato di manifestare il loro calore, unendosi al canto del “Fratelli d’Italia”. In quella manciata di secondi scorrono i 150 anni della nostra unità, con le sue glorie e le sue tragedie, le distruzioni, la rinascita e i suoi miracoli dovuti al nostro genio, non solo artistico.

    Chi aveva tentato di sminuire il significato di questo storico appuntamento dev’essere rimasto deluso, perché i torinesi, ma non certo solo loro, hanno festeggiato il traguardo capendo che il nostro Paese – ci si perdoni il paradosso – …ama l’Italia. Quella della gente comune, troppo spesso delusa dalla classe politica che la rappresenta, i giovani le cui aspettative non devono essere disattese, quanti la rendono grande con il loro ingegno e il loro lavoro, coloro che, in divisa, le danno prestigio e dignità andando al di fuori dei confini per proteggere popoli lontani e dar loro una speranza.

    “L’Italia chiamò”. Poi il sì, liberatorio, fa tornare il silenzio. E in quella tersa mattinata dall’aria ancora pungente si è visto uno spettacolo spontaneo, imprevisto, eccezionale: fra il pubblico ci sono state strette di mano, perfino abbracci, come se quel “Fratelli d’Italia” avesse fatto il miracolo di farci sentire davvero una famiglia sola. Mancava l’ultimo tassello: l’omaggio a chi ha dato la vita per quel Tricolore che ora sventolava sul pennone: è stata deposta una corona alla grande lapide che, sulla facciata della chiesa di San Lorenzo, ricorda le Divisioni italiane della Campagna di Russia. Finita la cerimonia gli schieramenti sono stati sciolti. Per le strade era già festa. (g.g.b.)