A Cima Vallona per ricordare

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    Le ragioni della memoria e della giustizia e le ragioni del perdono e della fratellanza. Come spesso succede in occasione di eventi tragici queste diverse istanze motivano opinioni e atteggiamenti contrastanti. È accaduto anche a San Nicolò Comelico, in occasione del 44° anniversario dell’eccidio di Cima Vallona, quando perirono per mano di terroristi altoatesini quattro militari, il capitano dei carabinieri Francesco Gentile, i parà incursori sottotenente Mario Di Lecce e il sergente Olivo Dordi e l’alpino Armando Piva. Rimase ferito gravemente il sergente del “Col Moschin” Marcello Fagnani, presente alla cerimonia d’anniversario.

    Durante le allocuzioni ufficiali – aperte dal saluto del sindaco Giancarlo Ianese e dal presidente della sezione Cadore, Antonio Cason – il consigliere regionale veneto Dario Bond ha rimarcato l’importanza dell’unità nazionale, celebrata lo scorso mese di marzo, ricordando però anche la voce dissonante del presidente della Provincia autonoma di Bolzano, che ha detto chiaramente di non riconoscersi in questa ricorrenza. D’altro canto però, il presidente del Consiglio provinciale altoatesino, Mauro Minniti, che già da due anni è presente alla commemorazione, ha evidenziato il difficile cammino avviato nella sua regione per superare quegli ostacoli ideologici che per troppo tempo hanno diviso i territori confinanti. Il consigliere nazionale ANA, Nino Geronazzo, portando il saluto del presidente Perona, ha confermato l’importanza del cammino avviato da Minniti: “Il prossimo anno noi alpini saremo a Bolzano per la nostra Adunata nazionale e potremo dare un forte contributo di solidarietà, fratellanza e amicizia”.

    Anche il vicepresidente della Provincia di Belluno, Michele Carbogno e il gen. Gianfranco Rossi, vice comandante delle Truppe alpine, hanno ribadito l’importanza delle memoria, specialmente nei confronti delle giovani generazioni, affinchè non vengano ripetuti gli errori di un tempo e il sacrificio dei militi di Cima Vallona e degli altri Caduti di quel periodo, non sia stato vano. In chiusura il prefetto di Belluno Maria Laura Simonetti ha letto un messaggio del ministro La Russa che si è rivolto ai parenti delle vittime – erano presenti Gabriella Piva, sorella di Armando, i fratelli di Dordi, Amatore e Ottavio, Graziella e Francesca moglie e figlia di Mario Di Lecce – per manifestare l’abbraccio delle istituzioni verso chi ha subito una perdita così grave.

    All’omelia, don Sandro Capraro è tornato su queste riflessioni. “È comprensibile l’anelito di giustizia, è giusto non dimenticare – ha detto il celebrante – ma il cristiano deve saper perdonare, perchè c’è una giustizia divina superiore nella quale dobbiamo credere”. L’organizzazione della cerimonia è stata curata dal gruppo di Danta, per la sezione ANA Cadore, in collaborazione con il Comune di San Nicolò. Ha partecipato anche l’Associazione dei paracadutisti d’Italia e l’Associazione Carabinieri.

    Livio Olivotto