OCCHIO E MALOCCHIO, GIOCHI E SVAGHI NELLA GRANDE GUERRA
Le operazioni scaramantiche, gli amuleti, le pipe e i giochi delle trincee Vi sono descritte e illustrate le forme di compensazione e consolazione che sopperivano alla sofferenza e ai rischi delle trincee. Nel libro 350 immagini a colori di santini, pipe, accessori per il fumo, carte da gioco, dadi, dama, scacchi, domino ecc., tutti scacciapensieri spesso costruiti dagli stessi combattenti. |
LA MIA NAIA ALPINA IN TEMPO DI PACE 1960-1995
L’autore ha iniziato la sua naja nel 1960 come militare di leva e nel 1995 è andato in pensione passando in ausiliaria, dopo una carriera militare trascorsa quasi sempre presso reparti operativi. Il libro contiene i ricordi più significativi di quel periodo oltre a fatti curiosi e divertenti: non mancano le considerazioni sul sistema “naja”. Leggendolo i più veci ricorderanno la gioventù ed i più giovani sapranno com’era il servizio di leva e come, nella vita, con passione, sacrificio e un pizzico di ottimismo si possono superare innumerevoli ostacoli. |
L'uso strumentale del nostro inno
Non riesco a trattenere la mia indignazione per il fazioso utilizzo dell’Inno nazionale che in questi ultimi anni viene spesso attuato da parte di partiti e organizzazioni politiche. Alcuni vorrebbero bandirlo ed affossarlo, sostituendolo con un improbabile “Va Pensiero”; è scandalosamente successo, ad esempio, nella cerimonia ufficiale del 4 Novembre 2013 a Quinzanello di Dello, un paese della bassa bresciana, dove è stato suonato al posto dell’Inno nazionale di fronte al monumento ai Caduti, in presenza dei rappresentanti dell’amministrazione comunale che “non ha fatto una piega”!
MONZA – Arcore: prove generali di raduno
Con l’adunata ad Arcore degli alpini dei 28 gruppi di Monza e Brianza la Sezione presieduta da Mario Penati ha vissuto la prova generale del raduno del 2° Raggruppamento che la città briantea ospiterà l’anno prossimo. È stata una prova perfettamente riuscita grazie alla minuziosa organizzazione della Sezione e del Gruppo guidato da Valerio Viganò.
I bambini nel CalendEsercito
Dodici disegni dei bambini accompagnano l’anno del CalendEsercito 2014, intitolato “L’EsercitoMio”. Sono stati realizzati da figli e nipoti dei nostri soldati, molti dei quali impegnati in missioni all’estero, e raccontano con semplicità e tanto colore la loro visione della vita militare. I disegni sono stati scelti attraverso un concorso che annovera tra le migliori rappresentazioni quella di Gianmarco, 12 anni, figlio del 1° maresciallo alpino Sergio De Grandi, effettivo al Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito Italiano di Torino.
C’era una volta un masso…
Nel piccolo paese di Sant’Eulalia (Treviso), 500 abitanti, compreso il pievano don Giuseppe Panozzo, c’è un monumento che ha una storia davvero singolare che merita d’essere raccontata. Dopo la riesumazione dei Caduti della Grande Guerra dai cimiteri militari e la loro collocazione nei sacrari di Cima Grappa e Bassano, a partire dagli anni Venti sorsero ovunque lapidi e monumenti in loro ricordo. Anche questo borgo della pedemontana del Grappa, testimone diretto del conflitto, che fu centro di smistamento delle truppe italiane e francesi destinate al fronte, voleva il suo monumento, ma lo voleva soprattutto il parroco don Giuseppe, che vedeva in questo anche un’occasione per unire la comunità.
Alpini e basco
Voglio esprimere il mio dissenso nei confronti di quanto espresso nella lettera di Giovanni Galeazzi di Milano apparsa sul numero di ottobre, quando parla che si svende il cappello alpino facendo diventare alpini dei portatori di basco. Forse non sa quanti di quei baschi, arruolati fra gli anni sessanta-settantaottanta, avrebbero voluto essere degli alpini.
Il bene (e il male) non hanno confini
Caro direttore, sono un vecio alpino (in gennaio compio 92 anni), facevo parte del 2° btg. misto genio della Tridentina. Nel giugno del 1990 facemmo un viaggio memorabile, organizzato dalla “Rondine” di Alba, con i capitani della Cuneense: Penzo, Soffiantino, Piero Toni e Mario Giardino di Ravenna, Vittorio Mistri di Ferrara e il ten. Marco Razzini di Milano.
Una preziosa eredità morale
Gentilissimo direttore, mio padre, Arnaldo Chierici, era un reduce dell’Armir, della Campagna di Russia, figlio del tenente colonnello Policarpo Chierici arruolato come artigliere nel 5° Alpini, della Divisione Tridentina.
Il risveglio di un dormiente
Caro direttore, ho appena letto il numero di novembre de L’Alpino, mi ha colpito la lettera del signor Amici e la risposta che lei ha dato. Irrispettosamente le vorrei suggerire una terza considerazione, mi spiego. Dopo un’esaltante esperienza alla Scuola Militare Alpina di Aosta, ho svolto il servizio di prima nomina nel btg. Pieve di Cadore e nell’ultimo periodo di ferma ho dovuto sopportare un comandante di Compagnia scorretto e sicuramente non dotato dell’arte del comando.
“Uniti, come sempre”
Costruttiva e innovativa: sono gli aggettivi che più colgono il significato della riunione dei presidenti delle Sezioni Italia svoltasi al Palazzo delle Stelline domenica 17 novembre, a Milano. Un successo anche di presenze: 81 presidenti di Sezione su 81, oltre ai presidenti di Francia e Germania. Un plenum che non ha precedenti e che ha fatto onore alla relazione del presidente nazionale Sebastiano Favero ma ha anche dimostrato la determinazione e l’unità di quanti hanno la responsabilità della conduzione sul campo dell’Associazione nell’affrontare i problemi che il tempo presenta.
Walter Bevilacqua, Alpino
Walter era uno degli ultimi pastori della Val Divedro, un lembo di terra ossolana di confine dove in pochi passi i nomi cambiano da Bevilacqua a Franz. Il suo regno era la montagna e della montagna il suo carattere aveva preso i tratti più distintivi. Era sobrio, concreto, abitudinario. I segreti della vita in quota gli erano stati trasmessi dal nonno Camillo con cui era cresciuto, i ritmi di vita impressi dalla cadenza delle stagioni, d’estate sull’alpe con gli animali al pascolo, in autunno la transumanza e la discesa in valle, per l’inverno.