Il bene (e il male) non hanno confini

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    Caro direttore, sono un vecio alpino (in gennaio compio 92 anni), facevo parte del 2° btg. misto genio della Tridentina. Nel giugno del 1990 facemmo un viaggio memorabile, organizzato dalla “Rondine” di Alba, con i capitani della Cuneense: Penzo, Soffiantino, Piero Toni e Mario Giardino di Ravenna, Vittorio Mistri di Ferrara e il ten. Marco Razzini di Milano.

    Il minibus che ci accompagnò per tre giorni, ci lasciò al passaggio a livello di Nikolajewka e scendemmo al sottopassaggio, che dista qualche centinaio di metri. Là rimanemmo un po’ prendendo foto ecc.

    Ho spiegato ai compagni che ero arrivato fino alla scarpata della ferrovia. Tra il passaggio a livello e il sottopassaggio, al seguito del nostro capitano Collo (due ferite e Medaglia d’Argento al Valore). Poi sono passato vicino a un ferito del btg. Vestone il quale mi supplicò di trascinarlo indietro, quel che feci, così mi sono salvato da Nikolajewka! Il 26 gennaio 1943, particolari indimenticabili!! Noi reduci lo dobbiamo in particolare anche alle donne russe che ci hanno aiutato e anche sfamato!! Una sera, a fine gennaio, eravano già fuori dalla sacca, ero stanco, sfinito e con il morale a pezzi.

    Passando in un villaggio entrai in un’isba e chiesi alla donna se aveva qualche patata! Questa si mise a piangere e indicando i suoi bambini le dissi: tu sei la loro mamma. Anch’io ne ho una in Italia che mi aspetta e, aggiungendo il pollice all’indice dissi: “Se mi dai una patata così forse…”. Le toccai il cuore e quella donna andò in un’altra stanza e uscì con qualche patata.

    Solo alla vista di quei tuberi il morale mi rinvenne. L’ho abbracciata e ringraziata più volte! E anche i suoi bambini! Mi creda, direttore, la notte penso sempre a quella donna!! Non era ancora la mia ora di morire! Caro direttore io sono originario e nato a Bassano del Grappa e dal 1947 sono emigrato in Francia, ove risiedo. Termino con una cordiale stretta di mano e una pacca sulle spalle da alpino.

    Marco Baraldin – Sollies Pont (Francia)

    Caro Marco, è un onore ospitare la tua testimonianza, che racconta l’esperienza dolorosa della ritirata ma anche il rapporto di umana collaborazione, oltre le barriere dell’inimicizia politica, tra la popolazione russa e i nostri soldati. A prova che il bene, come il male, non ha confini. Sono tanti gli alpini che hanno avuto salva la vita o hanno ricevuto aiuti essenziali dal cuore di tante famiglie russe, che ora sentiamo vicine con sentimenti di amicizia e gratitudine. La stessa amicizia che l’A.N.A. porta avanti nei tempi di pace da tanti anni a questa parte. Ti auguro ogni bene alpino Baraldin, mettendomi sull’attenti. Bonne santée, Joyeux Noël et Hereux 2014.